L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In un periodo storico, quale quello attuale, nel quale sembra perso il senso della realtà con un revisionismo che da un lato tende a equiparare i militi della Repubblica Sociale Italiana ai combattenti partigiani, e dall’altro enfatizza le vendette sommarie, tipiche di ogni guerra civile, avvenute dopo il 25 aprile 1945, dimenticando il quadro e l’atmosfera in cui sono avvenute, precedute da eccidi abominevoli di popolazioni innocenti, appare senz’altro auspicabile un libro teso a ristabilire la verità, senza essere di parte. Puntuale così è uscito L’ombra nera con cui Gianni Oliva probabilmente intendeva fornire una spiegazione – beninteso non una giustificazione – di certi episodi avvenuti all’indomani della liberazione. Ho scritto intendeva, perché quello era senz’altro lo scopo, ma il risultato mi è parso alquanto deludente. Lo storico torinese, preoccupato più che altro di spiegare lo spirito e i modi della repressione nazi-fascista si è lasciato un po’ prendere la mano, dedicando a questo scopo la quasi totalità della sua opera, ove invero sono dedicate diverse pagine alle principali stragi che hanno terrorizzato l’Italia fra l’8 settembre del 1943 e il 25 aprile del 1945, ma ha lasciato a pochi sintetici cenni invece le vendette contro i nazi-fascisti perpetrate dopo la Liberazione. Quel che è peggio, però, è che dopo tanto scrivere per spiegare il sistema repressivo instaurato dai tedeschi, l’interpretazione delle stragi compiute dagli stessi sembra essere inquadrabile ben diversamente, visto che l’autore afferma che queste avvenivano spesso senza un perché e che i luoghi degli eccidi apparivano casuali, frutto dell’umore di quel giorno del comandante del reparto o dalla paura di essere eliminati dai partigiani. E’ ben strano questo ragionamento, perché eccidi come quelli di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto vanno invece inquadrati in una politica ferrea di terrore imposta dall’occupante, teso a mettere in sicurezza le retrovie, onde poter meglio operare sulla linea del fronte. La responsabilità quindi non è da ascrivere tanto al singolo, il quale peraltro umanamente avrebbe l’obbligo di ribellarsi a ordini sciagurati, ma a una strategia del terrore più volte sperimentata prima dell’8 settembre 1943 in Russia e nei Balcani. E’ un peccato, perché il saggio di Oliva presenta più di un motivo d’interesse, ma l’esser venuto meno al suo fine, che avrebbe così anche potuto spiegare il rovente clima di odio post-liberazione, in cui non vi fu una strategia della vendetta programmata, ma dove invece ci furono casi di singoli o gruppi ristretti che sfogarono con violenze anni di rancore e di paura, indubbiamente incide non poco sul giudizio complessivo dell’opera, che merita sì di essere letta, ma con l’avvertenza che l’autore ha perso per strada il fine per cui l’ha scritta.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore