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Anno edizione: 1983
Anno edizione: 2014
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«Non abbiate timore. A prima vista / può sembrare poesia, ma sono storie / di due guerre, raccolte da un cronista / che si è perduto fra vecchie memorie. / Il testo, anche se ha righe disuguali, / non differisce in nulla da una prosa, / con nomi, date e luoghi ben reali – / sia documento o cronaca o altra cosa». Questo cronista ha sfogliato a lungo gli «annali dispersi» dell’Impero absburgico, ha educato l’orecchio alle sue nitide voci, con sottigliezza, con eleganza si è esercitato a riprodurle, trascrivendole in versi assai discorsivi, che legano queste vicende come l’aria che esse tutte respirarono. Se Grillparzer disse per Radetzky: «dove è il tuo campo, lì è l’Austria», oggi possiamo dire che dove sono quelle voci, lì è l’Austria. Personaggi e vicende: una onorificenza per Franz Kafka; un’avventura del tenente Musil; la famiglia Canetti al concerto; da Cracovia l’addio di Georg Trakl; le notti di Alban Berg in camerata; un discorso di Hofmannsthal a Vienna; l’ultima ora dell’Imperatore; il Golem è apparso a Gustav Meyrink; Ettore Schmitz tra i naufraghi del Wien; Wittgenstein da Asiago a Cassino; Anton Webern protesta e scrive lieder; Karl Kraus detta epitaffi per gli amici; Oskar Kokoschka è dato per disperso; l’epidemia uccide Egon Schiele. Voci che qui ci parlano in storie familiari e remote, chiuse in sé come altrettanti medaglioni, fogli di un ‘lunario’ che racconta, dal 1914 al 1918, anno per anno, mese per mese, il tramonto dell’Impero e le vicende personali dei suoi scrittori e dei suoi artisti, fino alla sconfitta che distruggerà la vecchia compagine e libererà nuovi demoni.
Dopo Il piccolo almanacco di Radetzky la seconda parte del volume, sotto il titolo In memoria di alcuni prigionieri, è dedicata a sei vittime dei nuovi demoni, a sei figure in vario modo esemplari nella tragedia della seconda guerra mondiale.
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Ecco un libro affascinante! Gilberto Forti ci delizia e ci arricchisce culturalmente con una serie di pensieri, citazioni, testimonianze sulla Prima Guerra Mondiale di quegli artisti ed intellettuali che resero grande ed unica la cultura “mitteleuropea”. E ci sono proprio tutti da Kafka a Musil, da Joseph Roth a Trakl, da Busoni a Zweig e via di seguito fino anche a Rilke, Wittgenstein, al goriziano Ervino Pòcar. L’ esperienza di guerra con tutte le sue miserie e i suoi dolori diventa la protagonista, ma è un’esperienza che trascende per noi lettori il concreto più sconvolgente , perché è vissuta da quelle anime sensibili, raffinate, artistiche . Ma sullo sfondo di tutto c’è questo grande impero asburgico, patria e crogiuolo di tanti popoli, di tante etnie che si sta avviando ad una fine malinconica , ma epocale perché è comunque la fine di un mondo, quel “mondo di ieri” , che Zweig descrisse con grande poesia e struggimento. Impossibile dimenticare la descrizione delle ultime ore di Francesco Giuseppe e quella del suo funerale, così tratteggiata da un testimone oculare di grande spessore quale fu Joseph Roth!
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