Tratto da cinque storie ferraresi, “una notte del ‘43” è il racconto della nascita dell’Italia contemporanea, la storia dell’eccidio da cui ebbe inizio la guerra civile italiana.
Cinque voci di attori ferraresi di oggi rileggono il racconto di Bassani, accompagnato da un importante apparato critico. Un racconto che ancora oggi ci parla, e che denuncia non solo coloro che scelsero il fascismo, ma anche coloro che preferirono non scegliere.
Pino Barilari è un farmacista che, da quando è stato colpito da una paralisi alle gambe, trascorre le giornate risolvendo enigmi e parole crociate affacciato alla finestra della propria casa in corso Roma a Ferrara, proprio sopra la farmacia ereditata dal padre. La notte del 15 dicembre 1943 avviene un episodio tragico in città: undici persone, tutte considerate avversarie del Regime, vengono prelevate dalle loro abitazioni o dai loro nascondigli ed uccise in corso Roma, per rappresaglia. I loro corpi vengono abbandonati sul marciapiede, vicino alla farmacia Barilari, ed il mattino seguente, quando l'eccidio viene scoperto dalla popolazione, alcuni soldati vengono impegnati per tenere lontane le persone che vorrebbero avvicinarsi ai cadaveri, anche solo per riconoscerli. A guerra conclusa, nell'estate del 1946, inizia un processo per individuare il responsabile della strage di quella notte. Il principale imputato è Carlo Aretusi, detto Sciagura, un fascista che partecipò alla Marcia su Roma (alla quale partecipò pure il farmacista, nel breve periodo in cui aderì al Fascismo). L'unico testimone che Sciagura teme è Pino Barilari, che con ogni probabilità assistette, dalla propria casa, alle uccisioni di quel 15 dicembre, e sarebbe in grado di indicare chi vi partecipò. Il farmacista tuttavia, durante il processo, alla domanda precisa che gli viene rivolta risponde solo: «Dormivo». Egli in realtà, quella sera, non solo assistette alla fucilazione nascosto dietro i vetri della sua finestra, ma vide anche la moglie tornare da un convegno amoroso, ormai palese a tutti, forse, ma non ancora a lui. Nessuno, neanche Sciagura, verrà condannato per quelle uccisioni.
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