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Dall' Utopia di More e dall'umanesimo evangelico di Erasmo al secolo dei Lumi, alle Trade Unions e ai primi movimenti socialisti dell'Ottocento.
«Sembra accertato che il termine “socialista” fu usato per la prima volta nel suo senso attuale in Inghilterra, nel 1827, dalla rivista dei seguaci di Robert Owen “The Cooperative Magazine”. Sembra accertato pure che in Francia il termine “socialista” comparve per la prima volta nel 1832 sul periodico “Le Globe” diretto da uno dei seguaci delle, dottrine di Saint-Simon, Pierre Leroux. È indubbio infine che la prima volta in cui si ebbe una partecipazione socialista al governo di una nazione fu nella Seconda Repubblica francese, dopo la rivoluzione di febbraio del 1848. Tuttavia queste date segnano non solo il punto di partenza della storia del socialismo moderno, ma anche il punto di arrivo di un processo multisecolare. Quelle istanze di ristrutturazione della società e dell’economia in funzione dell’interesse collettivo dei molti, anziché dell’egoismo individuale dei pochi privilegiati, quelle aspirazioni a una sorte meno crudele e piú umana per tutti, uomini e donne, o quella vigorosa affermazione delle masse lavoratrici, che si sogliono associare ai termini di “socialismo” e “socialisti”, non avevano atteso davvero gli inizi del secolo XIX per fare la loro comparsa nella storia. Si può anzi datare, con fondate ragioni, l’inizio del cammino storico verso il socialismo dei secoli XIX e XX dalla comparsa nel dicembre 1516 di una operetta intitolata De optimo rei publicae statu deque nova insula Utopia libellus vere aureus nec minus salutaris quam festivus di un magistrato e cultore di studi umanistici inglese, Thomas More». Con queste premesse, Giorgio Spini ci introduce all’argomento di questo volume: «la “lunga marcia” al socialismo che si sviluppò da quella pubblicazione all’alba del Cinquecento fino alla nascita dei movimenti “socialisti” della prima metà dell’Ottocento». Ovvero, la ricostruzione di quel tessuto complesso di spinte ideali, di relazioni culturali, di controversie religiose, di antagonismi politici e di lotte sociali, che ha connotato la storia dell’Europa moderna. A partire da quel giro d’anni, in cui la ridiscussione delle Leggi platoniche incrociava i temi dell’umanesimo evangelico di Erasmo, fino al secolo dei Lumi e della rivoluzione francese, delle Trade Unions e della Congiura degli Eguali, e infine alla bandiera rossa, Giorgio Spini ci conduce lungo i percorsi accidentati che videro succedersi i tentativi di dare concretezza ai disegni teoretici: cioè di trasformare l’utopia del socialismo in realtà.
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In realtà,questo è un libro di storia, il quale si focalizza sulla scoietà europea, prendendo in considerazione gli eventi che più hanno contribuito alla realizzazione della concezione di socialismo che oggi concepiamo. Quindi di filosofia si occupa poco, concentrandosi sulla descrizione dei personaggi e le motivazioni politiche e sociologiche che hanno scaturito il susseguirsi di eventi di stano presocialisti e socialisti. Conclude raccontando come si è arrivato alla creazione storica del sindacato, arrivando quindi al coniaggio del termine preciso di socialismo, come etichetta unificatrice dell'evoluzione moderna di fiolosofia sociale. Tralascia alcuni eventi post-socialisti che considero di grande importanza come, gli autori del '900 come sinclair, e il conrtibuto positivo di theodore roosevelt. Comunque sia, è un libro assolutamente da leggere,il prezzo è care, ma il libro ci vale. Compratelo!
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