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Questi romanzo ha avuto una gestazione più lunga di quanto un feto, nel ventre materno, impieghi di solito a formarsi, prima di venire alla luce. Tra le nostre mani di lettori NOI DUE arriva dopo che l'autrice, in questi anni fecondi, ci ha condotto per mano nella filosofia di Platone, nel mondo di Jane Austen, nei casi giudiziari del commissario Loperfido. Con questo suo ultimo lavoro, che segna il passaggio da Fazi a Dea Planeta e che potrebbe essere il prologo del longseller MANI CALDE (la commovente storia di Davide) Giovanna Zucca tocca nuovamente corde emotive che le sono congeniali: la nascita e la vita, i rapporti famigliari, la creazione e il destino. Mescolando vita e filosofia. La sua esperienza quotidiana in ospedale c'è, si sente, ha dato spunto alla narrazione ma è lieve perch'è raccontata con un pizzico d'ironia e un sano ottimismo che non guastano mai. I protagonisti del titolo sono Michele e Gabriele, due fratellini gemelli i cui nomi di battesimo, non essendo ancora nati, rimandano da subito a due angeli della tradizione cristiana, anzi a due arcangeli ossia esseri superiori nella gerarchia celeste e più vicini a Dio, qui simpaticamente declinato come l'Inventore. I due piccolini sono il frutto dell'amore di Valentina e Nicola, una giovane coppia di provincia, come tante, che ha deciso di allargare la famiglia affrontando, circondati dagli ansiosi genitori e parenti, la loro prima gravidanza. Nella pancia della loro mamma, Michi e Gabri (tra loro si chiamano affettuosamente così) viaggiano, seppur con dubbi e paure, incontro alla vita. Da lì vedono, ascoltano, avvertono le ansie del mondo esterno, consapevoli della loro crescita e del destino che li attenderà. Sono caratterialmente diversi. Dal concepimento vivono (perchè già è vita) in simbiosi, in un rapporto di affettuosa fratellanza e di piena solidarietà. Dividono lo stretto e buio spazio del grembo materno, dove si rafforzano sempre di più. Ci sono arrivati dopo il concepimento in un viaggio compiuto insieme. Nella fatica si sono sostenuti e dati la mano a vicenda: uno per tutti e tutti per uno, motto che ha tanto da insegnare. Il tempo della gravidanza è scandito dapprima dai giorni e poi dalle settimane. Il passaggio dalla condizione celestiale (dov'è un bimbo prima che nasca?) a quella di feto e di nascituro fà tanto genesi biblica. "E fu sera e fu mattina: settimo giorno". Se i genitori s'interrogano da subito sul futuro dei figlioli a cui hanno dato la vita (si diventa genitori per sempre), i nascituri vivono una sola preoccupazione ossia il momento del parto, quando arriveranno nel mondo. Allora saranno più che un'idea ma una vera presenza facendo subito sentire la loro voce attraverso un pianto liberatorio. La storia è scandita dall'attesa, vissuta come l'Avvento che porta al Santo Natale. E l'attesa è sempre un tempo ricco di sapienza, riflessione e speranza. Il romanzo racconta la depressione pre-partum, la fame improvvisa, come anche la frustrazione e l'euforia. Riconoscersi nei protagonisti sarà facile. Questo romanzo ha la capacità (rara) d'interrogare nel profondo. Lo fa con una storia dall'apparenza leggera. In realtà c'è più filosofia e medicina di quanto possa apparire. La penna di Giovanna Zucca è delicata mentre con levità tesse una trama alternando innocenza e musica, nutrimento e protezione, al ritmo di due cuori che battono (toc toc) sincroni. Un libro per tutti? Lo è. Siamo stati generati da uomini e donne che con noi sono diventati padri e madri. Un dono ricevuto, quello della vita, originato da un atto di generosità. Così è bello pensare il momento di passaggio dalla perfezione all'imperfezione, dall'Infinito al transitorio. Nella vita ci sono due istanti supremi, la nascita e la morte, due viaggi verso l'ignoto fatti di attimi di segretezza. E che mai smettono d'interrogarci: qual è il senso del tutto? "C'è una fossetta tra la radice del naso e le labbra. È qui che l'angelo posa un dito sulle labbra del bebè un attimo prima che nasca e - Sss! - il bambino dimentica tutto ciò che ha appreso lassù in paradiso. Così viene al mondo innocente".
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