L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il titolo della raccolta, Primi poemetti, potrebbe trarre in inganno, poiché non si tratta della prima opera scritta e pubblicata da Giovanni Pascoli (la prima è stata Myricae nel 1891), bensì della seconda, edita nel 1897 in una versione ridotta, comprendente solo venti liriche e intitolata semplicemente Poemetti, a cui seguirono altre tre edizioni ( del 1900 incrementata a 45 poesie, del 1904 che ha il titolo definitivo di Primi poemetti e del 1907 che non presenta variazioni rilevanti). Quest’opera è probabilmente quella che più tende al Decadentismo, considerati i temi della morte, della corruzione, della decadenza, e più in generale per una chiara e forte presa di posizione nei confronti dei limiti della civiltà moderna. Occorre tenere presente che al riguardo Pascoli ha idee non confuse e ha sempre mantenuto una visione della poesia come di un rifugio sicuro che protegge dal mondo circostante. Questa nuova raccolta, fra l’altro, a differenza di Myricae, che pure è stupenda, è meno frammentaria, è più organica nell’impostazione del messaggio che l’autore intende portare avanti. Del resto nella sua prefazione originaria Pascoli espone il fine dell’opera, riaffermando l’importanza della Natura. La contrapposizione di una vita più a misura d’uomo, semplice e non avulsa dalle sue innate e radicate predisposizioni, senza con ciò invocare una mitica Arcadia, ha il significato di dare una misura alle cose e alle azioni affinché rientrino sempre in un circolo virtuoso di cui l’uomo è parte come artefice e come beneficiario. Un altro tema affrontato è quello del mistero, già presente in Myricae, ma che qui è caratterizzato da maggior approfondimento e da un’esposizione senz’altro più comprensibile. E infine Pascoli delinea un’ulteriore tema che è quello della solidarietà fra tutti gli uomini e lo fa metaforicamente, ma in modo che risulti più facilmente intellegibile, con i versi dei rondoni che soccorrono le rondinelle portando loro da mangiare. Strutturalmente l’opera, dedicata alla sorella Maria, è suddivisa in cinque sezioni. La prima, La sementa, narra la storia di una famiglia contadina. Contiene poesie delicate, quasi idilliache e chiara si respira l’atmosfera agreste, con una vita semplice ma non infelice (Da Il desinare: Ubbidì Rosa al subito comando / Sotto il paiolo aggiunse legna, il sale / gettò nell’acqua che fremé ronzando. /…). La seconda, Il bordone – L’aquilone – raccoglie alcuni componimenti autobiografici, come L’aquilone ( C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove, e sento / che sono intorno nate le viole. /…). La terza, L’accestire, ripropone la vita semplice e umile e altri argomenti scaturiti dal mistero, come Grano e vino (Oh! Il campetto con siepe e con fossetto! / Nel verno io voglio, ch’io non son cicala, / il mio grano con me sotto il mio tetto. /…). La quarta, I due fanciulli – I due orfani, è ispirata dal senso imponderabile e oscuro del mistero, come in Nella nebbia (E guardai nella valle: era sparito / tutto! sommerso! Era un gran mare piano, / grigio, senz’onde, senza lidi, unito. / …). La quinta e ultima, Italy-Sacro all’Italia raminga, è dedicata agli Italiani costretti a emigrare e in particolare narra la vicenda di una famiglia che ritorna dall’America sperando che il nostro clima sia di giovamento alla loro bimba malata. E’ semplicemente sublime, come è possibile constatare da questi versi: La bimba allora chiuse un poco gli occhi: / “Die! Die!” La nonna sussurrò: “Dormire?”/ “No! No!” La bimba chiuse anche più gli occhi, / s’abbandonò per più che non dormire, piegò le mani sopra il petto: “Die! / Die! Die! “ La nonna balbettò: “Morire!” / “Oh yes! Molly morire in Italy!”. Primi poemetti, meno conosciuto di Myricae e di I Canti di Castelvecchio, è una raccolta di notevole valore, che merita di essere letta e che aiuta a comprendere quanto grande sia Giovanni Pascoli.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore