Nell'intimità

"È la notte più triste, perché sto per andare via e non tornerò indietro". Comincia così, dalla vigilia della fine, il racconto in forma di diario di Jay, intellettuale londinese che un giorno mette fine alla sua lunga relazione con Susan, che ormai non ha più nulla da esprimere. Non è la presenza di Nina - giovane donna che infiamma da qualche tempo i pensieri e le notti di Jay - a pilotare la crisi di coppia; è, piuttosto, la successione di eventi interiori che spingono il protagonista a interrogarsi, con una dura e disturbante onestà, sul ruolo che il desiderio e la felicità hanno nel guidare le nostre vite verso l'amore. Il racconto è un'ispezione sul dolore senza mezzi termini. Un libro da leggere e rileggere, che sa essere rapido e doloroso come una stilettata.

Apprezzo molto Kureishi, è un autore capace di mettere insieme i problemi sociali e quelli personali, intrecciandoli in una visione del mondo coerente e disturbante. In "Intimacy", Nell'intimità, si volta però a parlare solo del lato interiore. È il diario di un divorzio, ma ancora di più (in senso più intimo) della separazione di due persone che si sono amate e che credono di non amarsi più. Tutto il romanzo breve è lo squarcio fra la decisione di andarsene e l'azione finale compiuta o mancata. Un bellissimo romanzo da leggere in un poche ore, per renderci conto di come i rapporti che diamo per scontati sono fragili, di come tutti i nostri rapporti sociali e intepersonali possono spezzarsi da un momento all'altro, forzati da un silenzio troppo prolungato.