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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Una lettura complessa, una narrazione eccessivamente prolissa e, a tratti, arcaica. La trama, a mio avviso, è confusa o forse talmente tanto complessa da non poter essere colta del tutto con una prima lettura. E' un libro che sconsiglio a chi, come me, vive la lettura come un passatempo rilassante e non tanto per il tema trattato, quello del totalitarismo, quando per il modo con cui l'autrice narra le vicende raccolte in questo romanzo.
Il tema che la Muller tratta è probabilmente sul filo del rasoio. Tra il totalitarismo fisico e quello mentale c'è una sottile linea invisibile. I protagonisti vivono in un loro mondo estraneo a quello nel quale dovrebbero vivere, fatto di continue fughe ed evasioni (tuttavia povere come un mercato delle pulci) per mantenere vivo il loro essere più intimo. E' una costante lotta per non impazzire. (Emblematica l'ultima riga). Un testo che è quindi contraddistinto da una evidente quanto inevitabile sconfitta: perderanno. Paul e la sua compagna sono destinati a risultare sconfitti. Il regime sta vincendo e la convocazione "alle dieci in punto" è l'acronimo più chiaro dell'ennesima vittoria. Il tram sul quale viaggia la protagonista è un caleidoscopio: la società vi si specchia in una decadenza sostanziale. Non c'è speranza in questo libro. O forse è una speranza talmente fragile da avere le ore contate. "Oggi avrei preferito non incontrarmi" racconta la lotta interiore contro una forma di regime che occupa prima che i corpi i gangli nervosi. L'uomo fatica per non soccombere. E si aggrappa agli affetti, al passato, alle alterne e spesso tristi (Lili) vicende degli altri per immaginarsi un domani migliore.
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