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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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descrive in maniera decisamente diretta la situazione della provincia francese postbellica, tra ex collaborazionisti infiltrati un po' ovunque, un "milieu" anch'esso alquanto compromesso con Vichy e l'ignobile avventura algerina pre-gollista; nessuno dei protagonisti è in grado di rivestire il ruolo dell'"eroe": non Daniel che si getta nella guerra algerina quasi per spirito di avventura e che, prima di disertare, sembra quasi cominciare a prenderci gusto; non André/Jean che ritorna da Auschwitz in cerca di vendetta ma che non può essere considerato una povera vittima del regime di Vichy; men che mai il commissario Darlac (che, sin dalle primissime pagine, si spera quasi di poter vedere davanti ad un plotone di esecuzione) e non certamente Bordeaux, la belle endormie, che ha preferito perseguire la sua vocazione commerciale nonostante l'occupazione, salvo cercare di rifarsi la verginità eleggendo Chaban-Delmas a sindaco dopo la liberazione. Una fascetta sulla copertina paragona la Bordeaux di Le Corre alla Marsiglia di Izzo: nulla di più falso, probabilmente un tentativo da parte dell'editore di attirare i lettori di Izzo. Non c'è amore da parte di Le Corre per Bordeaux, non c'è il clima di tenerezza verso la sua città che sprigiona da ogni pagina di Izzo; solo lo squallore di una città ammorbata da sinistre presenze a tutti i livelli, che siano ex collaborazionisti, resistenti dell'ultima ora, uomini del milieu che hanno fatto affari e malaffare con tutti, occupanti o liberatori. La Marsiglia di Izzo è altrettanto crudamente descritta ma Izzo Marsiglia la amava; non mi sembra che altrettanto possa dirsi di Le Corre con Bordeaux.
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