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5 è il numero perfetto (1994-2002) - Igort - copertina
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5 è il numero perfetto (1994-2002)
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Descrizione


Napoli, 1972. Peppino Lo Cicero è un guappo in pensione, addolcito dai suoi ricordi di vedovo. Solo una cosa lo tiene in vita: il figlio Nino, a cui insegnare le regole, il polveroso galateo di una cultura del crimine vecchio stampo. Peppino aveva immaginato per sé una vecchiaia di tutto riposo, ma qualcuno ha mischiato le carte, ha sporcato il gioco nel peggiore dei modi. Nino muore in una trappola, assassinato dall'uomo che avrebbe dovuto uccidere. Per Peppino torna il tempo della guerra: comincia per lui una nuova stagione, un tempo in cui sentirsi vivo nonostante gli anni, in cui rincontrare storie e volti che pensava persi per sempre. Un tempo per ricominciare, sognare e innamorarsi di un luogo lontano. Romanzo grafico concepito durante un soggiorno a Tokyo, "5 è il numero perfetto" è frutto del lavoro di dieci anni. È uscito in nove paesi e ha vinto numerosi premi, tra cui quello per il Libro dell'anno alla Fiera di Francoforte nel 2003. In un contrasto fra luci limpidissime e oscurità di pece, lgort ha costruito la storia di una rinascita dolorosa quanto inevitabile, dando voce al silenzio minaccioso di figure inquiete e sottili, il brutale splendore di una Napoli immaginaria ha fatto il resto.
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Dettagli

2006
30 agosto 2006
188 p., ill. , Brossura
9788817012881

Valutazioni e recensioni

Paolo Cesario
Recensioni: 0/5

Peppino Lo Cicero è un uomo d'altri tempi. Un napoletano d'altri tempi. Un guappo di altri tempi: "Erano bei tempi. Si uccideva secondo le regole allora". Ormai "in pensione" e vedovo della amatissima moglie a Peppino non resta che Nino, il suo unico figlio. Di professione killer al soldo di un boss locale. Purtroppo nello svolgimento della sua professione Nino cade vittima di un agguato e muore. A Peppino non resta che rimettersi in gioco, stravolgere le regole del potere per poter vendicare la morte del figlio. Tra agguati, tradimenti, sparatorie e vecchi incontri Peppino corre spedito verso il proprio destino che beffardo, forse magnanimo lo conduce in un luogo e in un quando che non si aspettava minimamente: "Da giovane credevo che sarei morto crivellato dai proiettili". Volendo superficialmente definire quest'opera direi che è un thriller-noir ed in effetti non manca nessuno degli "stereotipi" del genere, anzi lo si può leggere tranquillamente "solo" in questa veste e se ne ricava comunque un gran piacere. La storia, infatti, scorre via molto facilmente nonostante le oltre 200 pagine. Ma anche solo dando una rapida sfogliata al volume si nota la non convenzionale composizione delle tavole e l'estrema particolarità dei disegni. Il blu e il nero riempiono ogni oggetto, ogni particolare insignificante, ogni speranza, ogni gioia. Cancellano quasi del tutto le linee e i contorni dei personaggi rendendoli schiavi, ma non macchiette, burattini ma senza fili. Allo stesso modo il blu e il nero descrivono una citta, Napoli, inusualmente buia e piovosa che pur facendo solo da comparsa (a livello visivo infatti non la si riconosce ma si è sempre sicuri che è LEI) riesce a prevalere sui personaggi, infierisce sulla loro mentalità, sul loro comportamento e li travolge, li porta con sè nel perenne suicidio che essa stessa si impone perchè non riesce a vedersi bella e vuole farla finita. Provate a leggere l'inizio sembra preso di peso da una commedia di Eduardo De Filippo. Infatti non si può fare a meno di un sorriso amaro vedendo Peppino che insieme al figlio consuma il rito del caffè, gli raccomanda di presentarsi "al lavoro" in modo impeccabile porgendogli una splendida camicia: "Chesta cammesella è 'na cosa da signori. Vedrai comme te starrà bella. Con la cravatta bianca è una cannonata"; infine gli regala una pistola nuova di zecca per il compleanno dicendogli: "Apri il pacco. Mancano ancora due settimane ma stasera è la sera buona". E subito dopo: "Pe' stasera puortate pure la tua vecchia smitteuesson. Accussì pe' sicurezza.". Ma Napoli è presente anche con il culto un po' eccessivo dei Santi, con la scaramanzia (i gatti neri), il teatro (basta vedere la prima tavola del volume), i santoni e la cabala. Infine voglio farvi raccontare da Peppino in persona una piccola storia: "Nunn 'a saie 'a storia 'e Lino? Beh stamme a sentì. Circa quindici anni fa, anno più anno meno, tenevo un cugino. Si chiamava Lino ma tutti 'o chiammavano 'a tartaruga. E sai pecché? Nun faceva altro che dire 'sta frase "5 è il numero perfetto, 5 è il numero perfetto". Tu gli chiedevi "che cazzo significa?" e lui con quel fare strafottente di chi ti ride in faccia ti rispunneva accussì... Due braccia, due gambe chesta faccia. 'E vide? chesta è 'a casa mia. Due-due-uno fanno cinque, razza di imbecille. Intendeva con questo che era indipendente, e che nunn aveva a rendere conto a nisciuno. Comm'a tartaruga. Gli piacevano gli animali.". Opera straconsigliata tranne se: 1)NON vi piacciono i fumetti. 2) NON vi piacciono i disegni di Igort. Per il resto non ci sono scuse! ACCATTATAVILLO! (compratelo!)

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Igort

1958, Cagliari

Al secolo Igor Tuveri, è un fumettista, illustratore, saggista e musicista. Ha cominciato negli anni Settanta, collaborando con riviste come «Linus», «Alter», «Frigidaire», «Metal Hurlant», «L’echo des Savanes», «Vanity», «The Face» e scrivendo per «Il Manifesto», «Reporter», «Il Corriere della Sera», «la Repubblica». Nel 1983 ha fondato il gruppo di autori Valvoline (da cui poi è nata la casa editrice Coconino Press nel 2000), oltre poi a diverse riviste come «Dolce vita», «Fuego», «Due» e «Black».Tre le sue opere, pubblicate con la Coconino Press, si notano Pagine nomadi. Storie...

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