A cena in rsa. Nutrizione, gusto, cultura
Dal Simposio di Platone alle tradizioni festive popolari, dalla mera materialità del metabolismo corporeo e della sopravvivenza fisica, alle raffinatezze del buon vivere conviviale, il cibo è sempre stato e continuerà a essere un riferimento cardinale se si vuole dire la gioia, la gioia del pensare, il piacere e la concretezza del vivere. Ma anche il bisogno dei corpi, il loro attrito con il tempo, il loro confronto con la malattia e, in generale, la finitezza umana e i suoi limiti. Ecco perché pensare il cibo, e ripensarlo, anche e forse soprattutto nelle situazioni di fragilità parziale o estrema, può diventare un modo umile e concreto di prendersi cura dell'altro, di essere responsabili nei confronti dell'altro e di noi stessi. Mangiare non è soltanto nutrirsi, ma anche piacere sensoriale, memoria personale, cultura, relazione con l'altro. È necessità di sopravvivenza, ma anche esperienza culturale ed emotiva che riguarda tutta la persona.
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Anno edizione:2016
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