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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2024
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«Il mio corpo era però come un'arpa e le parole e i gesti di lei erano le dita che ne accarezzavano le corde.»
Un capitolo della storia morale d'Irlanda: secondo la definizione di Joyce, Gente di Dublino è la spietata e nichilista radiografia di una città, del suo ambiente e dei suoi abitanti in quindici racconti brevi, schizzi che hanno per protagonisti i «reietti dal banchetto della vita». Storie in equilibrio fra elemento realistico e simbolico, che mescolano angoscia e disperazione. Epifanie, rivelazioni di una verità tragica, ma anche comica, che hanno odore «di cenere, di erbe macerate e di immondizia». Un libro che Joyce ha costruito sullo schema che sarà proprio di tutte le sue opere successive, da Ulisse a Finnegans Wake: la vita dell'uomo, dell'intera umanità.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il libro è una delle più celebri opere del "primo periodo" della produzione di Joyce. I 15 racconti della raccolta, tutti ambientati nella Dublino dei primi del Novecento, sono caratterizzati da trame semplici e lineari, il che rende la lettura piuttosto scorrevole. Il lettore italiano del 2024 può così immergersi nelle vite e nei pensieri di alcuni abitanti della Dublino di allora, rendendosi conto della paralisi morale che Joyce vi intravedeva. L'ultima storia, intitolata "I morti", è più lunga delle altre e contiene un esempio lampante di epifania joyciana, ossia un momento in cui il personaggio acquisisce un'improvvisa e profonda consapevolezza di sè e dell'ambiente circostante. Il contesto realistico dell'opera rappresenta anche il principale difetto per il moderno lettore italiano: spesso risulterà complicato cogliere i numerosi riferimenti di Joyce ad eventi storici, luoghi precisi e personaggi realmente esistiti, per i quali è forse necessaria una conoscenza almeno di base della città di Dublino e della storia irlandese (specie del XIX secolo e degli inizi del XX).
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