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Volti nell'acqua - Janet Frame - copertina
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Volti nell'acqua
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Volti nell'acqua - Janet Frame - copertina
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Descrizione


"Ancor più di Virginia Woolf, Janet Frame è prigioniera della sua biografia", scrive Hilary Mantel nell'introduzione a questo volume. La grande scrittrice neozelandese trascorse otto anni della sua vita in vari ospedali psichiatrici e fu sottoposta a più di duecento elettroshock, "ognuno pari per intensità di paura a un'esecuzione capitale". La sua intera opera è attraversata da cima a fondo dal ricordo di questo doloroso capitolo della sua esistenza, come ampiamente mostra "Un angelo alla mia tavola", l'autobiografia che le ha dato la fama e che fu oggetto di una memorabile trasposizione cinematografica di Jane Campion. Il libro, tuttavia, in cui la sua esperienza ospedaliera viene restituita nella maniera più cruda e, nello stesso tempo, poetica è certamente "Volti nell'acqua", benché Janet Frame abbia scritto di avervi ammorbidito la verità, temendo che altrimenti non le avrebbero creduto. Istina Mavet è il personaggio principale dell'opera che, come ha scritto l'autrice, non è la semplice rappresentazione di se stessa, ma qualcosa di più. Hilary Mantel ricorda come Istina significhi verità in serbocroato e Mavet morte in ebraico. Istina Mavet è la vittima e, insieme, la testimone di una reclusione in cui è in questione tutto tranne che la cura. L'ospedale dove resta più a lungo ospita pazienti di ogni età e patologia, i medici non si fanno vedere mai e le infermiere hanno il solo compito, non immune da un certo sadismo, di controllare i pazienti.
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Dettagli

2013
6 giugno 2013
224 p., Brossura
Faces in the water
9788854503809

Valutazioni e recensioni

Chiara Minutillo
Recensioni: 5/5

“Volti nell’acqua” non è un thriller e nemmeno un horror, anche se leggerlo fa pensare che a volte la vita umana sia più piena di orrore di qualsiasi fantasia. Istina Mavet, protagonista, nonché narratrice, di questo romanzo non è altri che la stessa Janet Frame. Attraverso lei, dopo anni, l'autrice ha trovato il coraggio di parlare della sua esperienza in un ospedale psichiatrico, dopo la diagnosi, sbagliata, di schizofrenia. Il tutto avvenuto in un'epoca in cui la schizofrenia ancora non era compresa. Attraverso questo romanzo, le porte del manicomio si aprono non solo per Istina Mavet, ma anche per noi. Janet Frame ci racconta un viaggio all’inferno, un girone alla volta. Ci afferra in un gorgo, dalle spirali sempre più strette, dove compaiono i volti. I volti di tutti coloro che non sono stati compresi; di tutti coloro che non erano altro che bestie in uno zoo; di tutti coloro che non valevano abbastanza per sperare in una cura; di tutti coloro davanti a cui l’abisso ha aperto le fauci, attirandoli a sé, divorandoli, scomponendoli in mille pezzi fatti di ricordi, sensazioni, paure. E quando, finalmente, arriviamo alla fine di quel furioso turbinio, le porte dell’ospedale psichiatrico si chiudono dietro di noi. Tiriamo un sospiro di sollievo, sorridiamo alla nostra libertà e ci giriamo a guardare ciò che ci siamo lasciati alle spalle, quelle pagine cariche di solitudine e amore, di pazzia e di genialità. E il sorriso muore sulle labbra, al pensiero di tutti i volti che da quel gorgo non sono mai usciti. Né usciranno mai.

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Janet Frame

1924, Dunedin

Assieme a Katherine Mansfield, è la scrittrice neozelandese più nota e una delle maggiori autrici della seconda metà del Novecento, proposta due volte per il Premio Nobel. Tra i suoi libri apparsi in italiano figurano "La leggenda del Fiore della Memoria", "La laguna e altre storie", "Giardini profumati per i ciechi", "Un angelo alla mia tavola" (Neri Pozza 2010), "Gridano i gufi" (Neri Pozza 2011), "Verso un’altra estate" (Neri Pozza 2012), "Volti nell'acqua" (Neri Pozza 2013).

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