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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2018
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Vianne Rocher arriva a Parigi insieme alle figlie Anouk e Rosette. E' stanca di fuggire da un luogo all'altro. Vuole lasciarsi alle spalle sciagure e maldicenze. Perciò impegna le proprie forze nel mandare avanti una chocolaterie nel quartiere di Montmartre. Ha un rapporto speciale con le sue bambine e reclama per loro solo un po' di stabilità, ma l'arrivo di un'ammaliante e ambigua donna dalle scarpe rosse rischia di rompere gli equilibri... Un libro assolutamente non lineare, ma dalle molteplici sfumature. Anzitutto per la figura di Zozie, amica - antagonista, della quale la scrittrice ha saputo delineare un ritratto complesso e intrigante. Inoltre l'ambientazione è magica: sembra quasi di sentire il richiamo del profumo di cioccolata, respirando al contempo la poetica atmosfera di Montmartre, non semplicemente un quartiere della metropoli, ma un villaggio a se' dove pare che il tempo si sia fermato. Ammetto che la presenza nelle prime pagine di riferimenti a simboli e incantesimi mi ha indotto a dubitare della qualità della trama. Andando avanti però, quel crescendo di intrecci e colpi di scena mi ha coinvolta così tanto da farmi infine dire "peccato, è già finito...".
Sono passati quattro anni dalle vicende di Lansquenet, il piccolo paesino francese in cui Vianne Rocher e la figlia Anouk hanno vissuto parte della loro vita e le cui vicende sono raccontate nel precedente "Chocolat". Vianne sembra aver "appeso al chiodo" i tarocchi e gli incantesimi e chiuso nel ripostiglio il mondo immaginifico in cui lei e la figlia vivevano. Dopo aver a lungo vagato di villaggio in villaggio, decide di stabilirsi nel quartiere di Monmartre.. e dove altrimenti? Qui cerca di condurre un'esistenza quanto più normale possibile, ora che ha un'altra figlia a cui badare, Rosette, a cui cerca di dare stabilità e qualche sicurezza in più. Tuttavia l'arrivo di una misteriosa donna dalle scarpe rosse, Zozie de L’Alba mina la tranquillità appena conquistata. Zozie ricorda a Vianne ciò a cui aveva rinunciato e sembra essere la sua controparte negativa, l'altra faccia della medaglia: affascinante, misteriosa, anticonformista come Vianne, ma dal passato oscuro che minaccia e fa presagire nubi oscure all'orizzonte. Vianne sarà costretta così a ritrovare se stessa e a combattere Zozie con la sua stessa arma, la magia. Joanne Harris riesce sempre a costruire un mondo incantato, dove i personaggi hanno mille sfumature e il bene e il male si confondono e si influenzano a vicenda. La sua scrittura è evocativa e il suo stile coinvolgente. L'attenzione ai dettagli, le descrizioni minuziose donano colore. La presenza del cibo, come in Chocolat è accattivante e altro elemento in comune, sempre presente è il vento, elemento simbolico che percorre l’intero romanzo, portando con sé gli aromi del passato. Con leggerezza e con un tono fiabesco l’autrice affronta ancora una volta dei temi profondi come l’emarginazione, la diversità e l’importanza di essere sempre fedeli a se stessi. Insomma se avete amato Chocolat, le Scarpe rosse non vi deluderà.
Ho letteralmente adorato "Chocolat" e all'inizio non sapevo esistesse un sequel. Quando l'ho saputo l'ho comprato, ansiosa nelle di reimmergermi nelle sognanti atmosfere che mi avavano tanto affascinata. Mi ero evidentemente fatta delle illusioni su questo libro. I personaggi principali hanno perso tutto ciò che avevano di particolare a affascinante, in particolare Vienne. A tratti sembra inoltre che l'autrice si sia dimenticata quanto narrato nel primo libro: Vienne aveva deciso di rimanere a Lansquenet per dare alla figlia una vita più stabile, quindi perchè se ne è andata? Roux non aveva mica una relazione con Josephine? Non erano forse andati a vivere insieme? In "Chocolat" non si poteva certo dire che Roux e Vienne avessero una relazione eppure quanto narrato in questo libro farebbe pensare al contrario: ci siamo forse persi qualcosa? Trovo quindi che non ci sia coerenza tra i due libri. La questione inerente la magia e il tipo di religiosità di Vienne e della figlia, che in "Chocolat" era stata trattata in modo fine e delicato, qui viene trattata in modo molto grezzo e banale: sembra quasi di essere in presenza di un romanzo fantasy sulla stregoneria (cosa che non avrei mai detto per "Chocolat"). Incantesimi, pozioni, eventi inspiegabili e quant'altro sono riscontrabili in tutta la narrazione; nulla a che vedere con il prequel. Non riesco prorprio a spiegarmi queste grandi differenze narrative e stilistiche. Insomma, questo libro non è assolutamente all'altezza del celebre prequel. Se non avessi saputo altrimenti avrei potuto addirittura pensare che fossero stati scritti da due autrici diverse. Bocciato!
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