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Anno edizione: 1985
Anno edizione: 2012
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La leggenda del santo bevitore fu pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte di Joseph Roth, esule a Parigi – e può essere considerato, per molti versi, il suo testamento, la parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore, oggi riscoperto come uno dei più straordinari narratori di questo secolo.
Il clochard Andreas Kartak, originario come Roth delle province orientali dell’Impero absburgico, incontra una notte, sotto i ponti della Senna, un enigmatico sconosciuto che gli offre duecento franchi. Il clochard, che ha un senso inscalfibile dell’onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai rendere quei soldi. Lo sconosciuto gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. Da quel momento in poi la vita del clochard è tutta un avvicinarsi e un perdersi sulla strada di quella chiesa, per mantenere una impossibile parola.
È come se il clochard volesse ormai una sola cosa nella sua vita – rendere quei soldi –, e al tempo stesso non aspettasse altro che di essere sviato da innumerevoli pernod, da donne che il caso gli fa incontrare, da vecchi amici che riappaiono come comparse fantomatiche. Tutta la straziata dispersione della vita di Roth – e soprattutto dei suoi ultimi anni, quando, proprio a Parigi, trovava una suprema, ultima lucidità nell’alcool – traspare in questa immagine di un uomo ormai tranquillamente estraneo a ogni società, visitato da brandelli di ricordi, generosamente disponibile a tutto ciò che incontra – e in segreto fedele a un unico e apparentemente inutile voto.
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Questo breve racconto, considerato una sorta di testamento di Joseph Roth per via dei riferimenti autobiografici, è un piccolo monito a non dare nulla per scontato, un invito ad accogliere con umiltà ciò che la vita ci mette davanti, perché anche nelle esistenze più infelici possono accadere dei miracoli. È la storia di Andreas Kartak, un clochard che vive ormai da tempo sulle rive della Senna, la cui esistenza viene sconvolta dall’incontro improvviso con uno sconosciuto che gli offre duecento franchi. Consapevole della propria condizione e determinato a restituire il denaro ricevuto in prestito, Andreas si sforza di colmare la distanza tra sé e il resto della società, ma i tentativi di saldare il suo debito vengono continuamente insidiati dalla ripresa delle vecchie abitudini - le bevute, le donne, gli incontri con amici discutibili - come se il suo destino fosse segnato. Eppure, nonostante tutto, Andreas non si perde d’animo, ed è proprio in questo impegno costante che si manifesta tutta la dignità di questo personaggio, una dignità che spesso, cedendo al pregiudizio, non riconosciamo a chi vive una vita del genere al di fuori delle pagine di un libro.
Joseph Roth, fiore all’occhiello che il catalogo Adelphi offre a noi lettori. Un autore, ma anche giornalista e, come tanti della prima metà del ‘900, militare (suo malgrado). Prima di morire, a Parigi, perlustra lo scenario sociale attraverso barlumi di luce…etilici, manifestando una lucidità mentale attraverso una sorta di autoanalisi di ciò che avrebbe voluto essere, o che più semplicemente è stato. La leggenda del santo bevitore, un racconto che appare fra le primissime pubblicazioni della Piccola (ma grande) Biblioteca Adelphi, è una storia d’altri tempi, alla quale ci si approccia posando prima la razionalità sul comodino, per immergersi nelle vicende di Andreas, un clochard “miracolato” più volte, e che altrettante volte fallisce nell’impresa di saldare il debito con la sua coscienza. Qui il tema dello stolto che si lascia fuorviare dalle cattive compagnie (partner, falsi amici, opportunisti) emerge quasi a livello didattico, ma non sarà la fede o la forza d’animo a salvarlo, bensì l’ineluttabile sorte che attende tutti gli essere umani. Si legge in pochissime ore, ma rimane dentro a lungo e aiuta a riflettere. Questo è quanto dovevo per uno scrittore che sicuramente leggerò ancora.
“Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli, se si sono ripetuti una, due, tre volte. Sì! La natura degli uomini è tale che subito vanno in collera se non capita loro di continuo tutto quanto sembra aver loro promesso un destino casuale e passeggero.” La leggenda del santo bevitore, Joseph Roth ~ Adelphi Un racconto bello, bello come chi non crede nei miracoli ma spera.
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