Il volume contiene un’articolata serie di studi e ricerche dedicate alle molteplici tradizioni, culture, lingue e società dell’immenso continente. Vale l’osservazione dell’Accademico Fondatore Gianfranco Fiaccadori alla cui memoria il libro è dedicato, ove si sottolinea il ruolo dell’Etiopia: «provincia africana dell’Oriente Cristiano che con l’Europa e il mondo mediterraneo ha avuto relazioni ab antiquo e fin dal Rinascimento ha attirato l’attenzione degli Europei per il suo carattere conservativo. Siamo a Milano, ma pochi sanno o ricordano che nel 1459 il duca Francesco Sforza pregava il negus Simon Iacopo ossia Zar’a Yā‘qob di inviargli le opere di Salomone perdute in Occidente». Il primo argomento affrontato è l’Africa berbera, la promozione della sua lingua e letteratura con le sue millenarie radici ibadite, memori che a Milano già nel 1911 risuonava «un dialetto berbero, lo zuaua», e che purtroppo in anni recenti dure persecuzioni hanno colpito i berberi orientali in Libia. Non meno importante appare la seconda tematica, sull’Africa occidentale, ove grazie all’opera di P. Valsecchi si affronta il confronto tra africani ed europei alla vigilia dell’espropriazione completa delle sovranità africane in età coloniale. I profondi legami tra l’Ambrosiana e la Biblioteca Braidense nell’Ottocento vengono poi ben messi in luce dal saggio di A. Soldati, che illustra l’epoca del più esteso potentato islamico in Africa occidentale, grazie a documenti braidensi studiati da Josef von Hammer-Purstgall. Quanto alla Sezione Etiopistica, nel suo saggio “The Shepherd of Hermas in Ethiopia”, Ted Erho passa in rassegna la tradizione manoscritta dell’opera, che godeva di larga diffusione in epoca axumita ma finì col perdere terreno nel millennio seguente. Di materia complementare tratta l’altro saggio, “Languages and Literatures of the Muslims of the Horn of Africa: some first general reflections”, ove, partendo dalla sintesi proposta da A. Bausani sul concetto di “lingue islamiche” si giunge a preconizzare oggi – attraverso le potenzialità offerte da internet e dai social media – l’affermarsi di testi islamici in lingue locali, di dialetti colti islamici e di una letteratura orale colta. A chiusura del volume gli studi di coptologia comprendono una riflessione sulla funzione del copto nella civiltà copta, e più specificamente nella Chiesa istituzionale formatasi in Egitto (A. Camplani), e un’accurata ricostruzione della tradizione copta relativa al monaco Onofrio, sulla base di nuove ricerche archeologiche affidate all’Università di Napoli “L’Orientale”.
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