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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2008
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Anita Blake, la Sterminatrice, riceve una telefonata nella notte, che l’avverte del fatto che Richard (l’Ulfric dei lupi mannari), è finito in prigione. Inizia così l’ottavo capitolo della saga, e sinceramente questo è stato il romanzo della serie che mi è piaciuto meno, a tratti mi ha fatto sbadigliare. Totalmente incentrato sui licantropi, appiattisce tutti gli altri personaggi, in favore della nostra negromante. Anita Blake come Walker Texas Ranger…niente la scalfisce, niente la ferma, niente la uccide! Dal triumvirato si capisce che lei è quella che ha preso più potere, e gli altri due membri del mènage a trois, sembrano pallide figure di contorno, al confronto dell’eroina di amianto. Il sesso che spesso veniva usato per rendere più intrigante la storia, qui è svilito dai continui strusciamenti di Anita contro chiunque le passi accanto. Urge un cambiamento!
Parola d'ordine: incoerenza!!! Le tre stelline sono concesse grazie all'inspiegabile fatto che nonostante tutto qualcosa di questi libri riesce ad inchiodarmi alle pagine...ma dovendo dare un giudizio solo razionale, le stelline sarebbero due purtroppo... Dico purtroppo perché davvero vorrei non fosse così, perché alcuni dei libri precedenti mi sono piaciuti molto, perché apprezzo di cuore alcuni dei protagonisti, perché il potenziale per essere un ottimo romanzo c'è....solo che questo potenziale è affogato sotto strati di pesantissimo e sporchissimo fango... Dicevo...parola d'ordine: incoerenza! La Hamilton in questo libro in particolare, ma la tendenza era già visibile in fase embrionale nel precedente "Dono di cenere", sembra continuamente voler far fare qualcosa alla sua eroina, per poi però trovarle subito una giustificazione etica o affettiva, e quando questa risulta inconsistente davanti alla gravità dell'azione compiuta, allora annulla la legittimazione etica o affettiva per sostenere una strana posizione nichilista di Anita che quasi la mette in una condizione super partes, sia rispetto agli altri personaggi sia rispetto a qualunque tipo di etica!!! Anita fa delle cose orrende, sembra disperarsene, cerca delle giustificazioni per ciò che ha fatto, e infine rivela a qualcuno o a se stessa che a preoccuparla davvero è il non sentire rimorso o colpa... Questa è l'incoerenza di base del testo, chiamiamola la macroincoerenza, ma poi il testo è costellato di microincoerenze. Ad esempio Anita continua a prendere sotto la sua ala protettiva pardi e lukoi ma poi non se ne sa spiegare la ragione, non prova affetto per loro, e il suo senso di giustizia è decisamente debole per poter motivare un atto così ingerente per la sua vita... Infatti poi non è in grado di sostenere pienamente il ruolo che ha assunto, che è evidentemente più grande di quanto lei sia disposta a offrire: non sopporta il contatto fisico con loro, è intimorita e talvolta quasi disgustata dalle loro necessità, dalle loro lacrime, dal loro bisogno di lei, affettivo e fisico (quello sessuale è invece piuttosto umanamente comprensibile ^^')! Ed ecco un'altra delle incoerenze: Anita, per sua ammissione, legge ogni contatto fisico come un gesto a carattere sessuale (anche quando invece è meramente amicale o legato alla dimensione di interdipendenza che lega il branco) e per questo lo rifugge e a più riprese si definisce pudica; ma poi: tradisce il suo compagno -Jean Claude- con un altro -Richard-, desidera in modi differenti altri personaggi -Asher e Damian solo per citare due esempi-, finisce addirittura col proporre un fisso menage a trois perché non è in grado di rinunciare né a Richard né a Jean Claude, si spoglia con una certa facilità (anche senza l'intervento del munin!), si veste in modi provocanti con una certa leggerezza, e quando un vicesceriffo la denuda e le fa allargare le gambe per completare una perquisizione, davanti ad altri uomini e soprattutto davanti al "suo" uomo, se ne lamenta con una certa superficialità... Altre incoerenze? Quando Anita si proclama Frejya, sotto l'effetto del munin di Raina, parte che tra l'altro ho trovato molto nebulosa, costringe l'intero branco locale a combattere per poterla raggiungere e conquistare, e durante la caccia sono molti i caduti: a uno Anita squarcia lo stomaco (ma forse da una ferita simile un lukoi può guarire), un altro rimane a terra "col cranio schiantato nella poltiglia sanguinolenta del suo cervello" (e con questa ferita nemmeno un lukoi può farcela), di un altro lei stessa dice "il cuore dell'altro forse batteva ancora"... Eppure quando il giorno dopo la Lupa del branco che ha perso presumibilmente diversi elementi si scontra con lei, è solo per rinfacciarle un'offesa ridicola volta al proprio compagno!!! Oltretutto dell'increscioso incidente causato da Anita dominata dal munin nessuno fa più parola, come fosse stata una cosa ordinaria proclamarsi Frejya e rischiare di farsi stuprare da una cinquantina di Lukoi costringendoli a una lotta senza esclusione di colpi e, evidentemente, di perdite!!! (Piccola nota a margine: anche dopo lo scontro con Colin, il Master locale, e il suo enturage, molti Lukoi rimangono a terra, ma pare nessuno lo viva come una dolorosa perdita...) C'era poi un rapporto che , sebbene in qualche modo contaminato dai ricordi di Jean Claude presenti in Anita grazie ai marchi, risultava bello e tenero e chiaro, cioè senza le solite inibizioni affettive di lei: quello con Asher. Ma la Hamilton è andata a infagare pure quello con lo strano e breve episodio del salvataggio del Vampiro da parte di Anita e l'increscioso incidente dell'amplesso mentale... Ancora non mi spiego la presenza del capitolo e la scelta di appesantire ulteriormente il fardello sulle spalle della protagonista che, davvero, nelle ultime ore ne aveva già affrontate troppe!!! (Altra piccola nota a margine: è dannatamente curioso che sia Jean-Claude, un vampiro, a rendere questo rapporto l'unico che Anita viva con scioltezza e senza inibizioni e paranoie strane! Probabilmente se non ci fosse questa influenza dei ricordi e dei sentimenti di Jean-Claude, Anita "inquinerebbe" anche il rapporto con Asher...triste :/) Per concludere, le ultime pagine che fungono da finale, pur essendo numerose, dicono troppo e niente al contempo, lasciando in sospeso, o dando loro una conclusione parziale e insoddisfacente, tutte le questioni più importanti e personali legate ai tre protagonisti... Un vero peccato...
Il titolo di questo ottavo romanzo della serie, connesso alla seconda luna piena del mese ed al nome dei rustici posseduti dall’Ulfric del Tennessee, è un chiaro indizio di chi vi riveste il ruolo di personaggio centrale (Richard) e di quali “esseri” vi predominano (gli “shape-shifters”). L’andamento è più lineare del precedente “Burnt Offerings”; il contenuto “magmatico” e l’intreccio “ribollente”, con colpi di scena a non finire. Per la gioia delle fans di Richard, assistiamo ad una svolta epocale nei rapporti tra lui ed Anita, mentre l’atteggiamento di Jean-Claude è fonte di dubbi e contraddizioni. Numerosi gli episodi toccanti, in particolare la bellissima descrizione del risveglio dei vampiri (cap. 10), il rafforzarsi dell’amicizia con Jason e la scena d’amore (cap. 27). La religiosità soffusa, la profondità delle riflessioni filosofiche sparse qua e là, quali perle di saggezza, fanno da complemento alla maturazione/iniziazione di Anita che passa attraverso la sofferenza, la presa di coscienza e l’accettazione. NB Tra questo ed il successivo 9° romanzo (“Obsidian Butterfly”), ricordo che, per rispettare l’ordine cronologico imposto dalla Hamilton, si dovrebbe leggere il racconto breve “THE GIRL WHO WAS INFATUATED WITH DEATH” che, per il momento, trovate contenuto (in lingua originale) sia in “Bite” sia in “Strange Candy” (si tratta di due antologie di racconti edite originariamente negli States).
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