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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 1993
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Il primo e il più grande fra i romanzi che raccontano la mafia.
«... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di "cavare" voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio» – Leonardo Sciascia
Leonardo Sciascia pubblicò questo romanzo nel 1961. Allora, nelle parole dell'autore stesso, «sulla mafia esistevano degli studi, studi molto interessanti, classici addirittura: esisteva una commedia di un autore siciliano che era un'apologia della mafia e nessuno che avesse messo l'accento su questo problema in un'opera narrativa di largo consumo». La stessa parola mafia era usata con tutte le cautele e quasi di malavoglia. Eppure noi sappiamo che proprio in quegli anni avveniva la radicale trasformazione che spostò la mafia dal mondo agrario a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali. Lo scrittore Sciascia irrompe dunque in questa realtà come nominandola per la prima volta. Basta leggere la pagina iniziale del Giorno della civetta per capire che essa finalmente cominciava a esistere nella parola. Sciascia sottopose il testo a un delicato lavoro di limatura, riducendolo ai tratti essenziali con l'arte del «cavare»: e, visto a distanza di anni, tale lavoro si rivela più che mai un'astuzia dell'arte. Qui infatti Sciascia ha scoperto, una volta per tutte, quel suo inconfondibile modo di narrare che non si concede ambagi e volute, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio. In questo senso, se Il giorno della civetta è diventato il romanzo più popolare di Sciascia, è anche perché lo rappresenta in una forma che, nel più piccolo spazio, raggiunge la massima densità.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un po troppi personaggi secondo me, rendono difficile la comprensione della narrazione.. sapevo che non era nella mia confort zone e ne ho avuto conferma. Comunque grazie per aver parlato di mafia
Ho amato così tanto questo libro che l'ho letto tutto d'un fiato
È soaventoso quanto questo romanzo sia attuale nonostante gli anni passati dalla prima pubblicazione. È affascinante il modo, spesso diretto, con cui Sciascia denuncia la mafia, la politica e l’omertà siciliana, tramite il racconto di avvenimenti realmente accaduti. L’unica pecca è che spesso l’autore passa da un punto di vista ad un altro, con ambientazione e personaggi differenti, che a primo impatto fanno sentire il lettore spaesato e non subito si riesce a ritrovare il filo. Nonostante ciò è un libro che volevo leggere e non mi pento assolutamente di essermi fiondato nella lettura di questo racconto lungo.
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