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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Proposto al Premio Strega 2020 da Marcello Ciccaglioni
Romanzo vincitore del Garfagnana in giallo
Barga noir 2019 per la sezione miglior romanzo edito
1938. A pochi giorni dall'attesa visita del Fùhrer, il commissario Alberto Sorrentino viene richiamato con urgenza a Napoli, per indagare sulla morte di tre ragazze vittime di un tagliagole, che ha lasciato sui loro corpi incisioni incomprensibili e sulla scena del crimine un messaggio altrettanto misterioso. Sei anni prima, Sorrentino aveva risolto dei casi simili e il questore Massari spera che possa dare una svolta anche a questa indagine che sta mettendo a dura prova la questura. Le pressioni degli apparati di regime sono forti: una delle vittime era tedesca e lavorava in una rivista legata alla Gioventù hitleriana. Dopo qualche giorno, alla serie di delitti se ne aggiunge un quarto con le stesse modalità, ai danni di un giovane universitario. La situazione peggiora e, mentre la polizia politica cerca di inserirsi nell'indagine e un agente dell'OVRA di nascondere l'identità di una delle vittime, Sorrentino si troverà a fare i conti anche con il proprio passato...
Proposto al Premio Strega 2020 da Marcello Ciccaglioni: «Scritto con grande eleganza, riesce a calare il lettore nel periodo storico del ventennio fascista nelle giornate precedenti la visita di Hitler a Napoli. La scrittura è fluida e raffinata, accurata e ben bilanciata, con scelte sempre adeguate al contesto narrativo; i personaggi sono descritti con pochi tratti ma sufficienti a renderceli con una vivezza cinematografica nel loro dolore e nella loro malinconia. Mai una sbavatura, mai un momento di stanchezza, mai un cedimento al superfluo. Un giallo che prima di essere tale è un romanzo d'autore, un puzzle letterario.»/p>
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-Ho ricevuto questo libro dall'editore in cambio di una recensione onesta.- Come ho già detto più volte e mi sento di ribadire ancora, i libri di questa collana non si smentiscono mai. Ho apprezzato davvero molto l’ambientazione storica in cui l’autrice ha inserito questa storia perché ha dato quel qualcosa in più al romanzo. Altra cosa sicuramente da far notare è lo stile di scrittura dell’autrice, scorrevole e pieno di descrizioni che, pagina dopo pagina, risultano quasi necessarie, perché sono capaci non solo di evocare una scena ma anche un luogo, un ambiente, un’emozione o una sensazione, tutti particolari che servono al lettore per ricostruire mentalmente la “sceneggiatura” di questo romanzo come in un film. I personaggi vengono ben definiti e delineati in modo tale da renderli parte integrante della storia, grazie ai loro pensieri e ai loro gesti. Per quanto riguarda la trama, invece, il libro si presenta con tutti gli elementi che un giallo richiede: un omicida, dei corpi che apparentemente non hanno collegamenti tra loro, un commissario con un passato doloroso alle spalle, il tutto condito con prove, indizi e possibili soluzioni.
In un mercato editoriale saturato dai nomi ingombranti di giallisti e autori di thriller d’oltreoceano che appaiono libro dopo libro sempre più svogliati e sicuri di poter campare di rendita, è un piacere riscontrare come nuove voci italiane ci permettano di tirare una boccata d'aria fresca. E chissà, magari col tempo ci permetteranno di lasciare sugli scaffali questi presuntuosi che non si sforzano più di compiacere il proprio pubblico, ma solo il proprio conto in banca. La lettura di questo romanzo di Lidia Del Gaudio, dunque, è stata un toccasana che ci ben fa sperare nelle sue prossime pubblicazioni, che magari ci regaleranno altre indagini del suo interessante commissario: Alberto Sorrentino. "Il delitto di via Crispi n. 21" è un giallo avvincente, arricchito da una scrittura raffinata e dettagliata, ma che riesce allo stesso tempo a risultare scorrevole e coinvolgente. Spesso si sente dire che la scrittura dei romanzi di questo genere deve essere necessariamente scarna, non troppo carica di dettagli, per fare in modo che il lettore non si annoi e prosegua nella lettura. Ho molto apprezzato la scelta dell’autrice di non scendere a compromessi e mantenere la descrizione minuziosa dei luoghi, degli ambienti, nonché degli stati d’animo del protagonista, e questa scelta eleva il suo scritto una spanna sopra al “giallo medio”. Il romanzo è oltretutto arricchito dall’ambientazione napoletana, di cui l’autrice è stata brava anche a cogliere i luoghi comuni, i detti popolari, le contraddizioni e le bellezze nascoste. Quello che tuttavia reputo il punto di forza di questo romanzo è tuttavia la caratterizzazione dei personaggi: variegati, ognuno con una propria voce perfettamente distinguibile e ben calati nel contesto anteguerra (cosa per nulla scontata). Ognuno di loro ha le sue peculiarità, e il lettore non resterà indifferente a nessuno di loro, pur finendo per affezionarsi più ad alcuni rispetto ad altri. Il fiore all'occhiello è proprio il protagonista, il commissario Alberto Sorrentino, al cui background l'autrice ha pestato un'attenzione speciale, regalando ai lettori un personaggio completo e interessante, facendo nascere la speranza di poterne seguire ulteriori indagini, che potrebbero essere magari arricchite da un contesto ancora più intrigante, che è quello dell’Italia immersa nel secondo conflitto mondiale. Secondo me, si aprirebbero degli scenari interessantissimi che darebbero ulteriori motivi di seguire l’autrice e una sua eventuale serie. Se vi piace il genere, dunque, non fatevi scappare questo giallo di pregevole fattura, e tentate di risolvere questo caso prima del commissario. Io ci ho provato, ma non vi dirò se ci sono riuscito o meno. “Se devo essere sincero, non ve lo so dire. Insomma, io sono napoletano, commissario, e i napoletani sono persone particolari. Vi danno il cuore quando è il momento, l’entusiasmo, l’adunata, l’oro alla patria e tutto il resto. Poi però ogni tanto si fermano e si fanno due conti della vita spicciola, del dare e avere, dell’esistenza che non è eterna e del ccà nisciuno è fesso, non so se rendo l’idea. E così come si sono entusiasmati, cosi si disentusiasmano presto presto. Non sempre con la rivoluzione o con chi lo sa quali grandi azioni. Lo fanno con l’apatia, come quando uno si disamora del suo più grande amore e, allora, prima sopporta, poi si arma di silenzio e indifferenza e li cova sotto la cenere, fino a quando non succede quel qualcosa che li fa esplodere come l’eruzione di un vulcano. Del resto, qua sotto al Vesuvio ci troviamo, o no?”
Recensioni
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