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Lirici greci. Testo greco a fronte - copertina
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Descrizione


"Il greco... un'avventura, un destino a cui i poeti non possono sottrarsi."

"Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra."


Un vertice di limpida bellezza atemporale: in estrema sintesi è questo il prodigio poetico di un'opera che va oltre il mutare degli orientamenti estetici e che è stata capace di stupire ed emozionare generazioni di lettori come raramente accade, o come accade solo ai veri classici. La celebre versione dei "Lirici greci" di Salvatore Quasimodo è un duplice capolavoro, per la mirabile essenzialità poetica dei testi originali e per le virtù di chi ha saputo trasformare quei versi antichi in insuperabili esempi di purezza lirica, insieme trasparente e profondissima, nella nostra lingua. Come scrive Giuseppe Conte nella prefazione, «Quasimodo vede il suo incontro con i lirici greci come il coronamento di un suo percorso destinale: quel suo sentirsi esule ma sempre figlio di un'isola che, per paesaggi, mitologie, memorie storiche, è, tra le terre dove oggi si parla e si scrive in italiano, la più vicina alla Grecia e al suo patrimonio di poesia e di mito». Lo stesso Quasimodo, nella piena consapevolezza di un'operazione tanto ardua quanto affascinante, ci dice: «Le parole dei cantori che abitarono le isole di fronte alla mia terra ritornarono lentamente nella mia voce, come contenuti eterni». Ma un esito insieme così pieno e sapientemente leggero nella sua alta efficacia poteva solo scaturire dal talento naturale di un autore sensibilissimo, come Quasimodo, alla più chiara musica della parola e del verso, passando dal «desiderio d'amore» o dai «celesti patimenti» di Saffo al raffinato edonismo bacchico di Anacreonte, nel quadro elegantissimo di una varietà lirica impareggiabile.
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Dettagli

2018
26 giugno 2018
X-242 p., Brossura
9788804689607
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Indice

Introduzione di Giuseppe Conti

Saffo
Ad Afrodite
A me pare uguale agli dèi
Invito all'Erano
Plenilunio
A Gòngila
Tramontata è la luna
E di te nel tempo
Sulle belle chiome metti ghirlande
Ho parlato in sogno
Sulla tenera erba appena nata
Vorrei veramente essere morta
Ad Ermes
Ad Attide ricordando l'amica lontana
Muore il tenero Adone
Quale dolce mela
Come il giacinto
Quanto disperse la lucente aurora
Fanciullezza
Ho una bella fanciulla

Alceo
Decima Musa
Alla foce dell'Ebro
Ai Dioscuri
Sul capo che ha molto sofferto
Ma d'intrecciate corolle
Solo il cardo è in fiore
Perché aspettare le lucerne?
Io già sento primavera
La conchiglia marina
Già sulle rive dello Xanto

Erinna
Lamento a Bàuci
Sul sepolcro di Bàuci in Telos

Anacreonte
Las fanciulla di Lesbo
Inverno
Voglio cantare il molle Eros
Timore dell'Ade
Eros
Artémone
L'amata cetra
Vento
Mare risparmia i vili
A un giovane morto per la patria

Alcmane
Partenio
Dormono le cime dei monti
Il canto delle pernici
Il cerilo

Stesicoro
A me non dà quiete

Ibico
Come il vento del nord rosso di fulmini
Nuovamente Eros
Eurialo
Albero in riva al fiume
Lo stellato
I mirti e le viole

Simonide di Ceo
Per i morti alle Termopili
Lamento di Danae

Mimnermo
E le dolcissime offerte
Al modo delle foglie

Archiloco
Con una fronda di mirto
All'amico di un tempo

Teognide
La gru

Praxilla
Lascio la luce bellissima del sole
E appari come vergine nel volto

Licofronide
Né delle fanciulle ornate d'oro
Ad Artemide
Jone di Ceo
La stella mattutina

Licimnio
Acheronte
E il sonno che prendeva diletto

Melanippide
Le Danaidi

Ibria
Per me è grande ricchezza la lancia

Anonimi
Il mito di Arione e Metimna
Canto mattutino

Chiarimento e note alle traduzioni

Riflessioni sul tradurre
Saffo (1953)
Traduzione dai classici (1945)
Del tradurre (1962)

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

Fantastico libro per rivivere i classici lirici greci. Con traduzioni poetiche

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Romana Giaffei
Recensioni: 5/5

...del verde pallido ulivo"( Anacreonte, trad.di S.Quasimodo ). I lirici greci ( VII - VI sec. a.C. ed oltre ) ci affascinano ancora oggi per la sublimità dei loro componimenti, per l'universalità e la specificità dei temi e per la forte  componente emotiva che li connota. Nei testi, oltre ai contenuti, assumono grande rilievo anche il lessico, la metrica e le figure retoriche; tali elementi, nell'insieme, danno vita a microcosmi poetici perfettamente realizzati. In particolare Salvatore Quasimodo in questa silloge di sue traduzioni ( con testo originale a fronte ) ci propone, solo per fare qualche rapido cenno, l'ampio repertorio sentimentale-erotico di Saffo ( cito ad es. "A me pare uguale agli dèi" ) oppure il particolare misticismo presente in Alceo ( ad es. nell'inno dedicato "Ai Dioscuri") o la violenza verbale insita nelle invettive di Archiloco (ad esempio nella maledizione rivolta "All'amico d'un tempo") o, ancora, le soavi descrizioni paesaggistiche formulate da Ibico ( ad esempio in "Albero in riva al fiume" ) o le riflessioni etiche di Simonide di Ceo  ( ad es. nell'encomio "Per i morti alle Termopili" ). Vale la pena ricordare che Quasimodo pubblicò questa antologia nel 1940, ottenendo dalla critica e dal pubblico entusiastici consensi ma, nel contempo, provocando anche lo scetticismo e lo sdegno di alcuni illustri accademici nonché filologi; costoro, infatti, accortisi di certe libertà o inesattezze, ipotizzarono che il letterato, già noto in Italia come esponente dell'Ermetismo, non conoscesse bene il greco antico e avesse addirittura copiato da altri testi. Senza entrare ulteriormente nel merito della questione, ritengo comunque determinante, per fugare dubbi più o meno pretestuosi, un'attenta analisi del "Chiarimento alle traduzioni" scritto, all'epoca, dallo stesso autore come opportuno corollario dell'opera. Personalmente continuo a ritenere coerenti ed appropriate le soluzioni quasimodiane, soprattutto perché testimoniano il superamento delle canoniche versioni di tipo scolastico a favore di una resa in italiano meno rigorosa, anche se passibile di sterili polemiche, ma intimamente connessa allo spirito poetico originario.

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