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Muovendo dalla semplice tesi che la selezione sia l’atto imprescindibile e costitutivo di ogni narrazione, il presente saggio indaga le ricadute etiche di tale gesto. Quest’atto di scelta della materia narrativa, positivo in quanto necessario alla formazione del senso e, ancor più, alla produzione di un’opera letteraria si traduce nel gesto negativo dell’esclusione non appena la narrazione assuma su di sé l’onere della restituzione esaustiva del passato.
La selezione della materia narrativa, questa conditio sine qua non dell’attività letteraria, mina dunque qualsiasi pretesa di fornire una testimonianza completa degli avvenimenti drammatici della nostra storia. Oggetto dell’analisi è l’aporia etica che ne scaturisce, la contraddizione in cui sembra ricadere il racconto come testimonianza totale e come ammonizione. Attraverso le varianti di un topos letterario – Odisseo che narra la sua visita nell’Ade – in Omero, Dante e Primo Levi, viene mostrato come la letteratura divenga complice delle ingiustizie storiche a cui vorrebbe fornire una riparazione.
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