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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2012
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Una guerra, soprattutto se coinvolge diverse nazioni, non scoppia mai per caso, non viene insomma dichiarata senza che ci sia alla base una lunga serie di eventi e di circostanze che portano alla decisione fatale; è sempre stato così ed è accaduto anche per la prima guerra mondiale, in cui l’attentato di Sarajevo fu solo il pretesto per far deflagrare le tensioni accumulate nel tempo. Luciano Canfora, che è uno storico, ma anche un filologo, abituato cioè a una analisi attenta dei testi e delle parole, ha scritto questo saggio che con le sue 180 pagine può sembrare succinto per l’evento, ma che, grazie alla capacità di sintesi dell’autore, è in grado di fornire un quadro esauriente sui reali motivi che portarono a quel conflitto che nessuno sembrava volere, anche se nessuno fece qualcosa per evitarlo. L’Europa della Belle Epoque non era poi così ridente e spensierata come ci è sempre stata descritta, ma serpeggiavano, dopo l’ultima grande guerra del 1871, in una rarefatta atmosfera di pace, tensioni che poi si sarebbero manifestate, nei loro accenni, agli inizi del secolo successivo. Già era in atto la disgregazione di un impero monolitico quale quello austriaco e quello ottomano perdeva pezzi lungo la strada, come avvenne poi con le guerre dei Balcani, di poco precedenti la Grande Guerra. Già nel 1905 c’era stato lo scontro fra russi e giapponesi, che ben evidenziò la fragilità dell’impero zarista, e non mancarono inoltre, in Africa, scontri fra le potenze colonialiste. Insomma, a ben guardare, quella pace, che sembrava eterna dopo il 1871, in realtà era assai fragile e che fosse veramente così è provato dalle concrete mire espansionistiche della Germania del Kaiser, tesa a privilegiare la pura forza delle armi rispetto alle azioni diplomatiche. Poi c’erano alleanze alquanto improbabili nella loro tenuta, quali quelle fra l’impero austriaco, la Germania e l’Italia, con quest’ultima che non nascondeva le sue intenzioni di chiudere la fase del Risorgimento mettendo le mani almeno sul Trentino; al riguardo, è degli inizi del XX secolo la decisione asburgica di costruire forti militari con i cannoni rivolti verso l’Italia, soprattutto sugli altipiani di Folgaria e di Lavarone. Quindi, se c’erano Stati arrembanti (Germania e Italia) ve n’erano altri in evidente disgregazione, stati questi ultimi che non vedevano come una disgrazia un’eventuale guerra che, nelle loro intenzioni, non solo avrebbe ricompattato il popolo con i rispettivi sovrani, ma avrebbe allontanato la crescente minaccia di un socialismo che ogni giorno che passava raccoglieva sempre più consensi. Di conseguenza, l’attentato di Sarajevo può essere considerato solo il casus belli e in proposito, se si considera come avvenne, c’è da pensare che le forze reazionarie austriache, se non l’organizzarono, quanto meno non fecero nulla per impedirlo. 1914 è un saggio di agile e gradevole lettura, che cerca di portare luce su fatti e avvenimenti, sovente inficiati da falsi storici. Da leggere, perché emergono verità sovente taciute o, nella migliore delle ipotesi, velate.
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