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L’immagine della copertina, sia pure di fine Quattrocento, ben riassume il senso profondo di questo volume di studi novecenteschi: il critico, come il personaggio raffigurato nell’incisione, penetra all’interno dei testi esaminati e si aggira nei meandri di un labirinto, costituito non da mura e corridoi, angoli e rientranze, ma da parole e locuzioni, periodi e capitoli, che nascondono, anch’essi, un senso segreto. Muovendosi con agilità lungo l’intero arco del Novecento italiano, senza peraltro perdere di vista quello europeo, Luigi Martellini si confronta con la scrittura di alcuni autori, alla ricerca del “filo di Arianna” delle ispirazioni interiori e delle loro complesse costruzioni letterarie. Dall’analisi della Coscienza di Svevo emergono allora intricate simbologie oniriche e psichiche; nel sogno del mare, frequente nelle poesie di Corazzini, si nasconde una volontà di fuga da un destino di morte nella favola e nella leggenda; la fenomenologia dell’Ulisside in Ungaretti rimanda a un eterno vagare, tra spazio e tempo, memoria e assenza, dietro i miraggi del deserto, verso il porto sepolto del nostro naufragio; le poetiche prose d’arte di Malaparte celano, sotto il loro realismo magico, un disperato pessimismo; La lepre bianca — il solo romanzo di Franco Matacotta, l’ultimo grande amore di Sibilla Aleramo — rivela le origini “maledette” che hanno segnato di dolore e di follia la vita dell’autore; in Pavese, l’enigmatico atto del riflettersi nello specchio rimanda all’immagine archetipica del nulla e a quella orfica della perdita d’identità; le calviniane Città invisibili, infine, analizzate con estro matematico, svelano — grazie all’aiuto di grafici e di proiezioni elaborate al computer — la complessità della loro struttura “spaziale’ assimilabile a quella di un cristallo. Un volume, quindi, molto compatto, che offre contributi inediti e di sicuro interesse per ogni frequentatore, specialista e non, del nostro Novecento letterario.
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