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"Scrivete bene, voi. Mettetevi al lavoro, vi fornirò notizie importanti." Questo l'invito che la principessa Enrichetta, figlia di Carlo I re d'Inghilterra e di Enrichetta di Francia, sposa sciagurata del cugino Filippo, duca d'Orléans e fratello di Luigi XIV, rivolse a Madame de La Fayette nel 1665, quando la sua fama letteraria era ormai affermata. La "Storia di Enrichetta" nacque così da, un insolito, sottile connubio tra l'arte e la verità: divenuta dama d'onore della principessa, Mme de La Fayette ne ricevette le confessioni, e imparò a conoscerne e ammirarne il cuore e il carattere di donna sensitiva e perspicace, eroica suo malgrado e frustrata nel suo istinto di felicità. E per quattro anni, finché una morte improvvisa e subdola non le sottrasse il personaggio, la scrittrice fu, per tramite suo, confidente privilegiata della Storia: racconto veridico di un destino femminile, la "Storia di Enrichetta" è, non meno, l'affresco della cita segreta della Corte di una Francia che trapassa dall'onnipotenza del Mazzarino all'egocentrismo del Re Sole. Da questa cronistoria affiora, nella sua plastica realtà, il gioco timoroso e insieme sfrontato delle ambizioni e dei piaceri, degli intrighi e dei tradimenti di cortigiani e dame di palazzo. Sulla dimensione corale prevale tuttavia la pittura esatta, penetrante ed essenziale nello stile, della vita interiore di Enrichetta combattuta tra passione e virtù, lacerata nel dissidio tra l'impeto dei sentimenti, gli slanci di una vibrante femminilità, e l'obbedienza alla disciplina morale, il senso spietato della dignità del rango. Qui Mme de La Fayette osserva 'in corpore vivo' quella forza disgregatrice dell'amore che si proverà più tardi a rifrangere fantasticamente nella "Principessa di Clèves", creando il romanzo psicologico moderno.
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