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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2016
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Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 2005
«La passione che ho per i libri di Marilynne Robinson ha pochi precedenti nella mia vita di lettore, la mia ammirazione per le è smisurata» – Paolo Giordano
«Un trionfo di stile e immaginazione, un viaggio spirituale che nessun altro lettore degno di di questo nome può perdersi» – The Washington Post
«La cultura americana è piú ricca grazie al corpus delle opere di Marilynne Robinson. Teniamo a mente l'insegnamento di John Ames: che alla grazia si deve rispondere con la gratitudine» – The Boston Globe
Il reverendo John Ames sarà morto quando suo figlio aprirà la lettera che gli sta scrivendo. Siamo nel 1956, John ha 76 anni e sente che la fine è prossima. Dieci anni prima ha incontrato l'attuale signora Ames, molto piú giovane di lui. La donna aveva sofferto molto: il pastore se ne innamorò e in lui la ragazza ha trovato conforto e assistenza. Ora sembra proprio che siano felici, sotto ogni punto di vista. Il vecchio padre sente che il figlio di sei anni non potrà mai veramente conoscere la sua storia. A Gilead, Iowa, la città che non ha mai lasciato, Ames inizia cosí a scrivere una specie di testamento, la storia della sua famiglia. Racconta di suo nonno, un uomo impegnato nelle lotte contro la schiavitù, del padre pacifista durante la guerra di Secessione. E poi si chiede: cosa ho imparato io da tutti voi?
Indice
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“Gilead” di Marilynne Robinson Premio Pulitzer per la narrativa nel 2005. Assieme a “Casa” e “Lila” è il primo libro di una trilogia, ma può essere letto in maniera svincolata e indipendente. Il reverendo John Ames, predicatore e “pastore di anime”, 76 anni vissuti a Gilead, in Iowa, prossimo alla fine della vita, lascia un “testamento” epistolare a suo figlio di 7 anni. Poca vita davanti lui e troppo tenera l’età del figlio per poterlo effettuare in maniera diversa. Un libro intimo, introspettivo, riflessivo, tenero, amorevole, condito di fede e speranza, purezza di cuore e capacità di redenzione. Ma anche di meditazione e obiettività sugli errori commessi e sulle mancanze. La sua storia sviluppatasi tra fine Ottocento e il Novecento, l’amore per la giovane moglie, la relazione con il padre e il nonno anch’essi predicatori, una sorta di vocazione familiare. Davvero un bel romanzo per la modalità di narrazione, quasi sussurrata dall’autrice, in un linguaggio quasi di tempi ormai andati, per il suo scorrimento lento e sommesso, ma anche per l’attenzione dedicata ai particolari relativi all’ambientazione. Molti potrebbero definirlo noioso oppure pesante, io invece sono convinto che sia una vera e propria gemma donataci da Marilynne.
Splendido romanzo, uno dei migliori letti in questi anni. I personaggi sono ben caratterizzati e la struttura narrativa del memoriale permette di accostare ricordi, eventi presenti e riflessioni, senza perdere l’attenzione del lettore. Al di la’ dei (molti) meriti letterari, sono felice di aver trovato un romanzo profondamente cristiano, capace di interrogarsi su temi alti (fede, predistinazione, grazia, salvezza… ) senza ridursi a una ‘lezioncina’ teologica o a un semplicistico sermone consolatorio. Di Gilead e del reverendo John Ames mi restano l’amore per la vita, il coraggio di guardare all’esistenza con una speranza di gioia e compiutezza che non viene meno di fronte all’inevitabile evidenza del dolore e della perdita.
Abilissima prova di Marylinne Robinson che ci cala in un mondo che potrebbe benissimo non esistere, dove un vecchio reverendo parla al figlio di sette anni con una lunga lettera, per vincere l'incomunicabilità dettata sia dall'imminente e imprevedibile morte sia per la ancora tenera età del figlio inabile a comprendere -ammesso che sia concesso- l'essenza del mondo. A volte l'impronta religiosa è un po' troppo marcata, a volte ci sono riflessioni filosofiche un po' pleonastiche, ma questo è un libro che tutti dovrebbero leggere e il fatto che in Italia sia completamente passato in sordina non gli rende giustizia.
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