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Anno edizione: 1993
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Ciò che mi ha stimolato maggiormente a leggere questo libro è stato il numero (157) veramente esiguo delle pagine, perché mi sono chiesto come uno storico potesse parlare brevemente della prima guerra mondiale, immaginando che si trattasse di un sunto per sommi capi. E invece mi sono sbagliato perché Isnenghi, pur seguendo l’ordine cronologico del conflitto dal 1914 al 1918 ha inteso privilegiare aspetti a cui normalmente viene riservata una trattazione abbastanza sintetica. In particolare ha suddiviso l’opera in cinque capitoli: 1 - Dalla pace alla guerra, vale a dire il periodo in cui cominciarono a presentarsi le prime avvisaglie di una guerra che nessuno dei contendenti desiderava ardentemente, ma che fece ben poco per scongiurarla; 2 - La guerra moderna, cioè quella caratteristica che la differenziò da quelle del XIX secolo, con massiccia presenza di nuove armi, con il preponderante peso dell’industria e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni; 3 - Il paese e il fronte, con l’introduzione di una massiccia propaganda, l’inizio di una nuova classe operaia, all’epoca costituita per lo più da donne, essendo gli uomini arruolati; 4 - Il terribile 1917, e non solo per la nostra rovinosa disfatta di Caporetto, ma anche per sanguinose battaglie divampate sul fronte occidentale; peraltro l’anno è cruciale e importante anche per la rivoluzione russa e l’armistizio siglato da questo paese con la Germania e con l’Austria, nonché per l’ingresso nell’Intesa di quella grande potenza economica e militare che sono gli Stati Uniti; 5 - L’anno della pace, una pace che, anziché porre rimedio ai motivi che avevano scatenato il conflitto, getta tuttavia le basi per un nuovo scontro, che avverrà, come è noto, nel 1939. Questi capitoli tematici sono svolti abbastanza bene, senza tuttavia andare molto a fondo, così che si ricava l’impressione che l’autore li abbia voluti considerare linee guida per successive opere, che comunque a oggi non mi risultano pubblicate. L’interesse non manca perché in fondo si parla di fatti, di motivi che, pur sembrando del tutto pertinenti e forse dominanti in un conflitto gigantesco come quello, sono stati spesso trascurati o comunque ben poco trattati da altri storici. Ma se questo è l’aspetto positivo del libro non posso fare a meno di evidenziare il tono accademico che finisce con il rendere un po’ faticosa la lettura; del resto l’asetticità dell’autore, pregevole in uno studioso della materia, è un po’ eccessiva e non avrebbe guastato un po’ più di partecipazione che, fra l’altro, avrebbe contribuito ad avvincere maggiormente il lettore. Comunque l’opera resta sicuramente interessante e in fin dei conti è un utile mezzo per un approccio allo studio della Grande Guerra, che non sia basato sulle poche pagine presenti nei libri degli studenti delle scuole superiori, e in tal senso mi sento di consigliarne la lettura.
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