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Anno edizione: 2018
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capolavoro!
Un libro bellissimo, commovente, che fa comprendere la folle inutilità dell'invasione Russa. Il ricordo costante ai luoghi natii, il voler trovare punti di riferimento che conducessero, con la mente e con il cuore, verso casa, la tristezza delle lunghe ed estenuanti marce in contrasto con la surreale e statica esperienza ai caposaldi, rendono esattamente quale fosse lo sconfortante e tragico clima di una guerra persa nel momento in cui si decise di combatterla. Un libro triste, struggente, profondo. Ricordiamo anche che le gesta disperate di questi soldati furono, secondo il mio modestissimo parere, anche infangate a causa del falso bollettino di guerra russo, il n. 630 dell`8 febbraio 1943, dove si affermava: "l`unico Corpo che può ritenersi imbattuto in terra di Russia è il Corpo d`Armata alpino italiano". Questo falso storico non fa che insultare chi in quella guerra c'era stato per davvero. Perché quegli uomini, quei soldati, NON avevano bisogno di un falso proclamo per avere i dovuti onori. Non ne avevano bisogno. Resta il fatto che l'ARMIR fu annientata in Russia e non certo per le gesta dei soldati, che furono sempre esemplari, ma per una totale gestione fallimentare della campagna stessa. I nostri soldati, seppur sconfitti, seppero affrontare la spedizione russa con immenso spirito di sacrificio. Dalle parole di Stern emerge tutta la forza d'animo e l'eroismo di questa gente. Un libro inizialmente che fa anche sorridere per alcune battute e descrizioni dell'autore, ma che lentamente, col passaggio dalla staticità della trincea alla marcia, scende sempre più verso una disperazione senza ritorno. Fino all'amara e commovente conclusione. Una lettura imprescindibile, una di quelle letture (insieme a libri come Takfir di Dominioni) che ti fa comprendere davvero l'amarezza di una guerra pur senza averla vissuta.
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