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Questi scritti su Hölderlin, da molti considerati uno dei vertici dell’opera di Heidegger, nascono da «una necessità del pensiero». Non si tratta, per Heidegger, di dare «un contributo alla ricerca storico-letteraria o all’estetica», ma di testimoniare ciò che qui viene definito «colloquio pensante». Attraverso Hölderlin si pone la questione della essenza della poesia e di come il pensiero stesso, nel suo gesto ultimo, si apra appunto su quell’essenza. L’intera opera di Hölderlin conduce verso quel misterioso passaggio. E in questo senso si può dire che «la poesia di Hölderlin è per noi un destino». Qualcosa si dice, in quella parola, che in nessun altro luogo è apparso con tale evidenza, spoglia e definitiva: «Che cosa dice la poesia di Hölderlin? La sua parola è: il sacro. Questa parola dice della fuga degli dèi. Dice che gli dèi fuggiti ci risparmiano. Fino a quando siamo convinti, e capaci di abitare nella loro vicinanza».
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