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Partiamo proprio dal titolo, come mai Estremisti! angels with no wings. Quali sono gli argomenti ricorrenti, o per lei fondamentali, che tratta in questo volume? Ho già scritto l'essenziale nella nota introduttiva al libro, tuttavia posso ulteriormente argomentare. "Estremisti" è oggi un termine che viene applicato in diverse situazioni anche molto differenti tra loro, talvolta anche oggettivamente molto negative e a rigore in molti casi è un termine improprio, non è comunque l'uso che ne faccio io. Intanto nel mio caso (vedi punto esclamativo) è un epiteto, qualcosa che qualcuno dice di altri e ha la connotazione politica che ha avuto origine nel Sessantotto per indicare il Movimento studentesco e la Nuova Sinistra, che scendeva in piazza contestando lo stesso PCI, ritenuto revisionista, moderato, cioè lontano dagli ideali che avrebbe dovuto portare avanti. Con il tempo questa dicotomia tra ideali teorici e fatti concreti si è divaricata in maniera incredibile, al punto di dover necessariamente puntualizzare il senso dei termini che si usano, come ad esempio Cristiano, Comunista, Socialista, perfino Democratico... il senso reale e nobile di questi e di altri termini si è perso nelle demagogie e nelle mistificazioni. Allo stesso modo per i giovani del Sessantotto e degli anni successivi, essere tacciati da "Estremisti!", diventava una sorta di vanto, di riconoscimento da parte degli avversari conservatori e reazionari, che erano diversi da loro, in questo senso l'epiteto acquistava un significato positivo e inequivocabile, perché gli altri termini avevano ormai perso il loro senso originario ed erano invece equivocabili... Poi oggi, sia chiaro, è tutto un equivoco! Perché questo genere di Estremisti sono angeli senza ali? Basterebbe avere avuto a che fare con la maggioranza dei ragazzi del Movimento della nuova sinistra degli anni Settanta, questi "Estremisti!" chiedevano la pace, il diritto allo studio, il rispetto dei lavoratori, la libertà e tanti altri diritti civili positivi (angeli), non erano terroristi, né violenti (contateli e calcolate le percentuali per capire come certi fenomeni dello 0,00000 siano stati amplificati). Senza ali perche si trattava di ragazzi reali e non appesi alle pareti per fare mostra di se. Una sorta di inversione di "Porci con le ali", benché anche questo termine abbia un suo senso non banale. Quanto la realtà ha inciso nella scrittura? Contrariamente a una carissima compagna, penso non solo che la realtà incida per forza di cose sulla scrittura, ma che sia giusto che incida, altrimenti ci si racconta solo favole, fermo restando che anch'esse in qualche modo non possano prescindere interamente dalla vita reale. Nel caso di "Estremisti!" il racconto muove da fatti reali che si sviluppano in romanzo, non è una cronaca di fatti accaduti, ma verosimili, cioè che trovano comunque agganci costanti con la storia di quegli anni. Spesso chi nega la relazione del racconto con la realtà, nel rapporto sopra descritto, ha ragioni per farlo, come quando ci si nasconde dietro "Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale". La scrittura come valore testimoniale, cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro? Penso che ogni persona abbia testimonianze da salvare dall'oblio. Molti non sono interessati a farlo o ci sono terzi che lo fanno per loro, tante esperienze interessanti vanno perdute. Nel mio caso, tenuto conto che del Sessantotto e degli anni Settanta del Novecento, si è scritto, ma non così tanto come si dice, ho voluto sicuramente custodire parte di una storia, alcune tipologie di ragazzi con delle sfaccettature ideali forse lontane dal senso comune, ma esistenti, e comunque anche la testimonianza che questi "pericolosi" estremisti, forse, sono state delle persone migliori di altre, con dei valori, delle sane utopie e sentimenti. A conclusione di questa esperienza formativa che ha partorito il libro Estremisti! angels with no wings, se dovesse isolare degli episodi che ricorda con particolare favore come li descriverebbe? Nonostante tutto, penso di poter considerare "Estremisti!" un mio scritto giovanile, dunque anche molto coraggioso, anche se, visto che sono passati trenta anni dalla sua scrittura, e avendolo pubblicato ora, questo coraggio persiste. In questo lungo lasso di tempo, c'è tanta altra scrittura, alcune altre pubblicazioni, una laurea in Lettere, pertanto credo oggi di avere un approccio differente alla scrittura e non è detto sia migliore, forse ci sono più condizionamenti di un tempo, meno disponibilità a mettersi in gioco con particolari relativamente clamorosi... Ma non è detto, il flusso comanda la penna o la tastiera... Quali sono le sue fonti di ispirazione: altri autori che ritiene fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale? Al momento della scrittura del romanzo avevo certamente due modelli precisi, Ignazio Silone e Luce D'Eramo, oltre a tanta letteratura consumata fino ad allora, presente nell'inconscio. Nel tempo ho letto svariati generi e autori, attualmente mi concentro prevalentemente sui classici, conoscenze e piaceri irrinunciabili, da Dostoevskij a Grazia Deledda, per sintetizzare al massimo. Ci sono altre discipline artistiche, o artisti, che hanno in qualche modo influenzato la sua scrittura? Amo tutta l'arte in generale, da anni amo visitare i borghi medievali e i beni culturali sparsi nel nostro territorio. Se proprio devo fare dei nomi, spendo quelli di Franco Battiato, Dario Fo, Krzysztof Kie?lowski e della emergente artista di arte contemporanea Linda Ferrari, nota anche come Drunkenrabbit. Oltre a quello trattato nel suo libro, quali altri generi letterari predilige? La mia prima monografia pubblicata è stato un saggio storico, "Rivoluzionari in sottana", seguita dall'antologia di versi "soVERSIvi". Ho anche scritto una guida turistica... Credo che nel campo della scrittura mi sia cimentato su tutto, dalle corrispondenze giornalistiche ai saggi letterari, storici, antropologici e scientifici in genere. Scrivo preferibilmente versi fin dall'adolescenza, ma anche articoli, recensioni e saggi. Preferisce il libro tradizionale cartaceo o quello digitale? Preferisco senza dubbio il formato cartaceo e so di essere in buona compagnia, almeno tra gli autori, questo non significa un rifiuto del digitale che è uno strumento utile in diverse occasioni. Per terminare, qual è stato il suo rapporto con la scrittura, durante la composizione del libro. Quando ho scritto il romanzo credo che gli unici pc in commercio fossero i Commodore, dunque l'originale è stato scritto con una Lettera22, lo dico con un po' di vanto. Il libro è stato scritto più o meno di getto, in poco tempo, come si vede nei film, ma senza appallottolare alcun foglio e gettarlo nel cestino. La storia, almeno quella dei primi capitoli era ben chiara in mente, il resto è venuto da sé. La versione pubblicata ha subito qualche ritocco fisiologico, non si discosta molto dall'originale.
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