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Il volume affronta il tema della flexicurity a circa un decennio dal varo dei "Principi comuni" da parte dell'Unione europea. L'obiettivo è quello di misurare distanze e influenze rispetto a quella formulazione, con lo sguardo rivolto in particolare alle più recenti riforme del diritto del lavoro italiano (il cd. Jobs Act). La tesi principale sostenuta nel libro è che l'approccio europeo di flexicurity consente declinazioni diverse del binomio di flessibilità e sicurezza nei diritti nazionali del lavoro e che la variante scelta dal legislatore italiano costituisce una tra quelle possibili, peraltro non del tutto rispondente ai pur vaghi principi stabiliti nel 2007. Dopo una comparazione tra riforme italiane e tedesche in materia, l'autore non manca di interrogarsi, a chiusura del volume, su un aspetto di attualità: se la flexicurity costituisca una strategia adatta ad affrontare le sfide del cd. "Lavoro 4.0". E dà una risposta affermativa.
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