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Anno edizione: 2019
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Più o meno verso pagina 40 ho iniziato a sbadigliare. Strano perché era ieri mattina e avevo alle spalle un bel po' di ore di sonno. È che "Mahut" di Mattia Madonia mi stava annoiando terribilmente. Una scrittura pomposa, una specie di saggio di fine anno di corso scrittura creativa. Poi, venti pagine dopo, la mia lettura ha iniziato a scorrere veloce e ingorda. Adesso "Mahut" di Mattia Madonia mi sembrava un gran bel romanzo. E lo è. Queste tre storie, legate tra loro ma che possiamo leggere come se non lo fossero, mi hanno rapito e hanno chiesto come riscatto tutto il mio finesettimana. Bianca, Livio e Paride sono i protagonisti del libro, e un po' meno della loro stessa vita, che guardano scorrere come dal finestrino di un treno. Per paura, per diffidenza, per indole, per abitudine, la vita vera, quella fatta di incontri, di sofferenza, di partecipazione agli eventi, di apertura all'altro, viene messa come sottovuoto, scansata, talvolta anche inventata. Ciascuno dei tre personaggi affronta il taglio della nascita come può, purché ciò significhi non partecipare alla grande festa della vita: chi relazionandosi soltanto con un amico immaginario, chi nascondendo il dolore della morte di una persona cara dietro la follia, chi investendo il proprio tempo e le proprie ossessioni nel lavoro. La vita li guarda e li riguarda, ma loro scappano continuamente, trovando rifugio nelle silenziosi pareti di casa, nella routine e nell'immaginazione. "Mahut" è un riuscitissimo esperimento di narrazione della doppiezza dell'uomo, delle sue paure e delle sue infinite solitudini. E anche uno dei migliori compagni con i quali trascorrere il fine settimana (ma vale anche per i giorni feriali).
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