I libri di Maurizio De Giovanni mi inquietano. Mi trascinano in un turbine di emozioni e spesso mi tolgono il sonno, lasciandomi addosso un'agitazione frutto di adrenalina. Come quando vedi una bella partita in notturna, tirata ed avvincente, e non riesci a prendere sonno ripercorrendola mentalmente. Anche questo è così. Le emozioni scorrono veloci, si susseguono una dietro l’altra, fino al colpo di scena finale. Inusuale, e molto divertente, il monologo finale del Commissario, che mi ha riportato alla mente un episodio del primo film di Carlo Verdone, quello in cui l’emigrante tedesco che è stato zitto per tutto il film all’improvviso sbotta e si produce in una lunga, incomprensibile ,ma divertentissima requisitoria. Adoro particolarmente quei capitoli in cui vari protagonisti si cimentano tutti sullo stesso argomento, ognuno dal suo punto di vista, avendo tutti un unico comune denominatore, quei capitoli in cui ognuno vede la notte in un modo diverso, o dove tutti dicono ti amo e ti odio per un motivo diverso. Mi sconvolgono quei capitoli. Ma in fondo è questo che chiediamo ai libri che ci piacciono : che ci sconvolgano la mente.
Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi
C'è la morte nell'anima di Luigi Alfredo Ricciardi. Imprigionato nel guscio della solitudine più completa, che non permette a nessuno di intaccare, è sulla soglia della disperazione. All'ottavo appuntamento con i lettori del commissario dagli occhi verdi, più che mai protagonista in una indagine dove tutto è anomalo, Maurizio de Giovanni ci regala la meraviglia di un romanzo in cui le anime di ciascuno si rivelano fatte di vetro: facili a rompersi in mille pezzi, lasciano trasparire la fiamma che affascina e talvolta danna, e occorre allora il sacrificio della rinuncia, che può apparire incomprensibile ed esporre alla vendetta. Prende così forma un congegno narrativo misteriosamente delicato e struggente, vertiginoso e semplice, che spinge Ricciardi su strade rischiose. E lo costringe a fare i conti con sé stesso e i propri sentimenti. Mentre le pagine sembrano assumere la voce di una delle più celebri canzoni partenopee, per carpirne il più nascosto segreto.
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Anno edizione:2015
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VIVIANA CAMPO 19 maggio 2018
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"Anime di vetro" è una lettura che si è fatta attendere perché aspettavo il momento giusto per immergermi emotivamente nella fragilità dei personaggi: la fragilità di Ricciardi, orami solo dopo la dipartita di Tata Rosa (nonostante la presenza di Nelide); la fragilità di Enrica, al bivio del suo destino amoroso (Manfred o Ricciardi?); la fragilità di Livia, così distrutta e consumata d'amore per Ricciardi tanto da farlo ritrovare in un'orribile situazione, incolpato di una colpa che non ha; la fragilità dei protagonisti dell'indagine (Bianca Borgati dei marchesi di Ziza e suo marito Romualdo di Roccaspina), consumati dalla loro ricchezza, dal vizio del gioco, dall'amore e dalla dura e crudele sincerità dei loro sentimenti. Le anime di tutti i personaggi sono trasparenti così come quella di Bambinella, felice perché alle prese con una nuova vita e quella seria, pulita, sincera e genuina del brigadiere Maione e del dottor Modo e del suo compagno inseparabile a quattro zampe.
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Emilia D'Anna 17 maggio 2016
Premetto che i libri di De Giovanni sono tra i miei preferiti, ma questo in particolare mi ha lasciato un qualcosa. Può essere considerato come il culmine della disperazione di Ricciardi, il quale si trova di fronte ad un amore inconsapevolmente corrisposto. Accanto alla tematica affettiva ed amorosa che è chiave dello stile dell'autore partenopeo, ci sono gli omicidi. La caratteristica che distingue questi gialli dagli altri è la delicatezza con la quale ogni aspetto viene narrato, mai troppo cruento e mai troppo artificioso.
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