Le tigri delle gabbie invisibili

Un romanzo dalla struttura ambiziosa, corale, nei luoghi e nei tempi, perché fa viaggiare il lettore dal 1991 al 2013, dal Mediterraneo all’Europa, e viceversa; corale nelle voci dei personaggi, che raccontano la propria storia o se la lasciano vivere addosso, seguendo il corso degli eventi, ponendosi delle domande, guardando costantemente avanti e indietro. Un romanzo raro, perché si ride, ci si commuove e si riflette, che guarda al presente con la prospettiva del passato e sembra inserire in un caleidoscopio situazioni che, all’apparenza, non sembrano avere alcune legame tra loro, perché lontane nel tempo, nello spazio. Perché “tutto dipende sempre da ciò che accade dopo e tutto ciò che accade dopo solo in parte figlio delle nostre intenzioni. Una parte rimane inspiegabile, ed è quella meno silenziosa”. E perché spesso interpretiamo quanto accade fondandoci “su una stupidissima convenzione, quella per cui uno più uno fa due […] senza renderci conto che in natura non esistono né uno e due”. E anche la storia, la più recente e quella contemporanea, appare in questo romanzo troppo complessa per essere così scientificamente e banalmente semplificata, ma si srotola tra queste pagine limpida e concatenata, se solo si muta, guidati dall'autore, il punto di osservazione.