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Prima dello scoppio della crisi con la Russia in Italia pochi conoscevano la storia dell’Ucraina, divenuta indipendente nel 1991, considerata genericamente dai non addetti ai lavori alla stregua di tutte le altre Repubbliche ex Sovietiche. Negli ultimi anni se ne è parlato molto, senza tuttavia comprendere appieno come l’ostilità che il Paese nutre verso la Russia abbia radici antiche e profonde, che non scaturiscono da una qualsivoglia «rivoluzione arancione», magari eterodiretta dall’Occidente capitalista. Un importante contributo alla storia del nazionalismo ucraino ci viene ora dalla pubblicazione del volume di Michele Rallo, «L’Ukraina e il suo fascismo. L’Organizzazione dei Nazionalisti Ukraini dalle origini alla guerra fredda». Studioso dell’epoca delle rivoluzione nazionali con particolare riguardo alle nazioni dell’Europa dell’Est, l’autore ricostruisce la genesi e l’evoluzione dei movimenti indipendentisti ucraini dalla dissoluzione dell’Impero zarista fino alla parabola dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (Oun) di Stepan Bandera, i cui seguaci continuarono la lotta contro i sovietici ben oltre la fine della Seconda guerra mondiale. Per i nazionalisti ucraini Stepan Bandera rimane tutt’oggi la principale figura di riferimento. I suoi ritratti sono esibiti in ogni corteo e molti manifestanti indossano magliette con ritratto il suo volto. Perfino i negozi di oggettistica di Leopoli e della Galizia, ma anche nella capitale Kiev, accanto agli oggetti dell’artigianato locale e ai souvenir con la bandiera nazionale azzurro e oro e il tridente di San Vladimiro, simbolo dell’Ukraina, espongono piccoli busti, ritratti e pubblicazioni apologetiche del capo dell’Oun. Al contrario, per la minoranza filo-russa della parte orientale del Paese, non c’è insulto peggiore di banderovtsy «seguace di Bandera» con il quale bollare gli odierni patrioti ucraini.
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