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Anno edizione: 2019
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Quando si parla di fascismo la prima cosa che viene in mente sono le squadracce di personaggi truci, armati di manganello, pugnale e qualche volta di pistola e bombe a mano, intente a bastonare gli oppositori politici e a far ingurgitare loro abbondanti dosi di olio di ricino. Però, è talmente prevalente la loro turpe fama che spesso e volentieri si finisce con l’ignorare la loro storia, i motivi per cui sono nate, gli scopi e il loro utilizzo per l’affermazione politica di Mussolini e del fascismo. Per chi vuol sapere di più su questi “bravi” mussoliniani basta leggere Squadristi, un saggio storico del sempre eccellente Mimmo Franzinelli. Dato che l’opera, come d’abitudine accompagnata dall’indicazione delle fonti, è lunga ben 464 pagine non intendo assolutamente scriverne un riassunto che, oltre tutto, non potrebbe essere breve, ma mi limiterò a evidenziarne la struttura e le caratteristiche. Al riguardo il periodo preso in considerazione è quello in cui appunto si manifestarono queste squadre d’azione, costituite da nuclei di attivisti chiaramente nazionalisti volti a osteggiare gli avversari politici, ricorrendo alla forza, non di rado arrivando anche ad uccidere. Sorte nel 1919 furono il braccio armato del fascismo, perseguitando dapprima i socialisti e, dopo la scissione di Livorno, anche i comunisti; ne furono vittime peraltro anche democratici di tendenze diverse e addirittura dei sacerdoti. Franzinelli non è uno storico superficiale e la sua analisi del fenomeno è particolarmente profonda e ben strutturata perché, per comprendere le origini, parte dalle ispirazioni che animarono i futuristi e dalle insoddisfazioni di certi fegatacci, come molti ex arditi. Inoltre esamina il fenomeno non solo relativo alle città, ma anche alle campagne in cui non pochi proprietari terrieri foraggiarono il fascismo, vedendo nel movimento e nelle squadre d’azione l’unica risorsa per combattere con successo una sinistra divisa e in parte ispirata al marxismo sovietico.
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