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Il libro “Riflessi di morte” è un scritto da una coppia di produttori televisivi, Neal Baer (“E.R” e “Law & Order: SVU”) e Jonathan Greene (“Law & Order: SVU”). Questo conclude la parte più eccitante del libro. Claire Waters è stata segnata, durante la sua infanzia, dal rapimento della sua amica. Questo l’ha portata a diventare una psicologa cercando di scoprire cosa trasforma le persone in assassini e criminali, entrando così in un progetto che vede coinvolti dei detenuti. Il pericoloso Quimby tuttavia fugge dopo una seduta e sembra che sia tornato ad uccidere. Qui la psicologa si incontra con un detective che la aiuterà nel rintracciare il killer. L’inizio della lettura pone un’interessante base di sviluppo per la sua storia, ma ben presto iniziano a palesarsi tanti difetti che minano la lettura e fanno da apripista al suo sviluppo. I personaggi denotano una caratterizzazione banale e scialba, fin troppo stereotipata: la protagonista è la classica donna abituata a combattere contro tutto e tutti, mentre il protagonista è un detective dal pesante fardello che macchia la sua carriera e lo porterà a scontrarsi con Claire. Peggio ancora saranno i personaggi secondari, approfonditi quel tanto che basta prima di toglierli di scena, facendo così diventare il tutto piuttosto prevedibile. A rovinare ancora di più il tutto ci sono diverse forzature, numerosi buchi narrativi - sia a livello descrittivo delle scene del crimine che a piccole vicende secondarie mozzate – e soprattutto diverse scelte azzardate e assurde, che rendono i personaggi ancor meno credibili. In tal senso è esplicativo, ancora verso l’inizio del libro, l’esempio della psicologa: prima di andare alla seduta, si compra un vestito minimal e provocante, si taglia i capelli come la precedente prostituta vittima del killer e si atteggia in modo lascivo per istigarlo e vedere la sua reazione. Ovviamente l’esito più scontato era ritenuto inatteso dalla stessa, che vede così Quimby che tenta di violentarla per suo sommo shock. Tutta questa somma di difetti è piuttosto pensate, senza contare la velleitaria e forzata storia d’amore inserita lungo il racconto, e rende inutile l’ottimo stile narrativo – scorrevole e calzante – e la storia che, tutto sommato, risultava ben congeniata e con interessanti colpi di scena, escluso il banalissimo finale. Quello che dovrebbe essere un thriller ricco di suspense, si rivela in realtà un libro di poco conto e di inesistente spessore che, forse, potrebbe soddisfare il pubblico casuale femminile poco avvezzo al genere. I buchi nella trama, le forzature, alcune situazioni assurde e i personaggi banali e ricchi di cliché rendono sprecato il tempo impiegato per leggerlo, seppur l’opera possa vantare un gradevole stile narrativo e l’idea di base fosse interessante. Chiunque apprezzi i thriller, o ne abbia letti almeno un paio, troverà questa lettura veramente penosa, con tante buone idee sprecate.
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