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Esisterà un futuro senza internet? Probabilmente no. Credo che ci dobbiamo preparare a un futuro dove invece internet sarà parte della vita quotidiana di tutti. Oggi questa internet pervasiva non è del tutto il presente. La rete mondiale in quanto tale non è entrata nella nostra cultura in modo chiaro e inequivocabile, e le evoluzioni sono ancora ipotesi o slogan di marketing - SecondLife ad esempio non è il successo che sembrava un anno fa. D'altra parte le ricerche si fanno su google e wikipedia - ormai neologismi, non più fenomeni momentanei. Carr divide il proprio libro in due grandi parti: la prima più tecnica, dove illustra il "World Wide Computer", la seconda più basata sulle conseguenze sulla privacy e sul controllo da parte di organismi, non sempre ben definiti, sugli utenti di questo grande computer distribuito. Il world Wide Computer è, concettualmente, un computer distribuito su Internet che eroga servizi su richiesta degli utenti, che lo possono "programmare" assemblando contenuti informativi resi disponibili da questi service provider indipendentemente dalla loro collocazione geografica, e usufruiscono dei servizi a disposizione semplicemente collegando il proprio PC a Internet. Lo scenario delineato da Carr è attualmente in fase di formazione, le aziende informatiche si stanno preparando ad affrontarlo. Le tecnologie sulle quali si investe sono la virtualizzazione e le architetture SOA, Service Oriented Architecture; dal punto di vista di gestione dell'IT, prevale attualmente la visione orientata alla gestione dei servizi erogati, ITSM (IT Service Management); il modello di sviluppo Open Source sta iniziando ad imporsi, con le aziende IT sempre meno dedicate a vendere licenze e sempre più supporto qualificato. Delineata così la situazione, sembra tutto molto semplice. In realtà nel paragrafo precedente ci sono concetti che non sono solo complicati dal punto di vista tecnico, ma hanno tantissime implicazioni nel rapporto che avranno le persone con i servizi informativi. E' mia opinone che nel futuro descritto da Carr le persone preposte ad acquistare questi servizi dovranno avere grandi competenze informatiche a livello architetturale, contariamente a quanto sostenuto dall'autore, e quindi se è giustificato dire che non ha senso per le aziende tenere in casa grandi sale server, non è giustificato dire che le aziende non avranno bisogno di persone con forti competenze informatiche. Nei corsi di IT Service Management si usa questa citazione: "L'utente vuole un foro, non una punta del trapano". In alcuni contesti questa frase è assolutamente giustificata: troppe volte si nascondono dietro terminologie tecniche complicate, soluzioni che non soddisfano le richieste dei fruitori finali. In uno scenario nel quale l'informatica si compra come servizio, questa frase è sbagliata: presuppone che l'utente abbia chiare le implicazioni di business della sua richiesta - e questo sarebbe auspicabile - e soprattutto che abbia chiaro che per ogni cambio nel business è sempre necessario un cambio nel servizio IT. Questo non si può realisticamente pretendere: si carica l'utente di troppa responsabilità. L'internet descritta da Carr si basa su tecnologie complesse, e scelte efficaci su quali servizi acquisire non possono prescindere da competenze sul sistema. Tali scelte non potranno essere fatte da persone completamente digiune di competenze informatiche. La perdita di lavoro qualificato ipotizzata da Carr quindi non necessariamente avrà luogo, probabilmente nelle aziende non ci saranno più programmatori ma non si potrà prescindere dall'avere internamente competenze architetturali, ed anche reparti IT che abbiano capacità di influenzare le decisioni strategiche.
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