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Nick Hornby in "Non buttiamoci giù" gioca con il registro dell'improbabile e dell'assurdo: le situazioni a tratti poco plausibili hanno se non altro il pregio di rendere ancora più palese la confusione personale dei protagonisti stessi. I personaggi si sopportano a malapena, anzi spesso finiscono coll'irritarsi vicendevolmente; ma per quanto i protagonisti si scherniscano, offendendosi a vicenda e minimizzando sarcasticamente le vicissitudini altrui, quello che più colpisce in questo libro è la loro reale capacità di ascolto e l'empatia. In un momento dove nessuno sembra capire il loro stato d'animo essi finiscono col creare un gruppo compatto, trasformandosi in un involontario e improbabilissimo gruppo di sostegno.
Cosa fareste se vi trovaste a dover condividere il momento della decisione più importante della vostra vita con dei perfetti sconosciuti? è quello che succede ai quattro protagonisti del libro di Nick Hornby che la sera della vigilia di capodanno si ritrovano per caso sul tetto di un palazzo tutti con lo stesso intento: suicidarsi. Con la consueta abilità l'autore parte da un tema tragico per dipanare una storia a tratti comica e sicuramente profonda in cui i legami tra le persone emergono con forza. Grazie alla struttura a più voci del libro, riusciamo ad entrare in empatia con ognuno dei protagonisti e a seguire con curiosità e leggerezza l'evoluzione delle loro decisioni e prese di coscienza. Un romanzo tragicomico ricco di elementi dark e originali che Nick Hornby riesce a dosare in modo genuinamente commovente. Un libro dolceamaro scritto in modo semplice e scorrevole. Una storia di vita quotidiana e dei vari alti e bassi che ogni essere umano si trova a dover affrontare.
Riflessione dolce-amara sulla vita, caratterizzata da momenti di tenerezza e complicità alternati ad un estremo cinismo; il classico libro di Hornby, insomma. Nonostante me ne avessero parlato in maniera non del tutto convincente, non mi è affatto dispiaciuto. Lontano dagli splendori di Alta fedeltà, Febbre a 90 e Un ragazzo, mantiene comunque quella verve narrativa e quell'umorismo sagace tipico dello scrittore britannico, che viene accentuato dalla scelta di far parlare in prima persona (con stili diversi) i 4 protagonisti del romanzo; con questo escamotage narrativo, l'autore è riuscito a strapparmi più di una risata. Non Hornby al suo meglio, quindi, ma molto in ripresa rispetto alla caduta di "Come diventare Buoni". Sono ansioso di leggere il recente "Tutta un'altra musica", da molti accostato, come temi e come qualità ad Alta fedeltà, quello che considero il capolavoro della produzione di questo autore.
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