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Anno edizione: 2019
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«L'arte della finta, imparabile, geniale, anche inutile quando Garrincha, per golosità, si ferma, torna al centro o fa dietrofront per riprendere la sua diabolica esibizione, come un gattino che gioca con un gomitolo di lana. I difensori restano con un palmo di naso o si scontrano fra loro, ridicoli, umiliati»
«Un'entusiasmante storia calcistica» - Thierry Fiorile
«Elogio della finta o come il calcio ha modellato la storia del Brasile» - Laurent-David Samama
«Manoel Francisco dos Santos, detto Garrincha (lo scricciolo), era alto un metro e sessantanove, la stessa altezza di Messi. Grazie a lui il Brasile divenne campione del mondo nel 1958 e nel 1962, e il Botafogo, il suo club, regnò a lungo sul campionato carioca. Con la sua faccia da galeotto, le spalle da lottatore e le gambe sbilenche come due virgole storte, è passato alla storia come il dribblatore pazzo, il più geniale e il più improbabile che abbia calcato i campi di calcio. «Come un compositore toccato da una melodia piovuta dal cielo» (Paulo Mendes Campos), Garrincha elevò l’arte della finta a essenza stessa del gioco del calcio. Il futebol divenne con lui un gioco ispirato e magico, fatto di astuzia e simulazione, un gioco di prestigio senza fatica e sofferenza, creato soltanto per l’Alegria do Povo, la gioia del popolo. Dio primitivo, divise la scena del grande Brasile con Pelé, il suo alter-ego, il re disciplinato, ascetico e professionale. Garrincha resta, tuttavia, il vero padre putativo dei grandi artisti del calcio brasiliano: Julinho, Botelho, Rivelino, Jairzinho, Zico, Ronaldo, Ronaldinho, Denílson, Robinho, Neymar, i portatori di un’estetica irripetibile: il dribbling carioca. Cultore da sempre del football brasiliano, Olivier Guez celebra in queste pagine i suoi interpreti, quegli «uomini elastici che vezzeggiano la palla come se danzassero con la donna più bella del mondo» e non rinunciano mai a un «calcio di poesia» (Pier Paolo Pasolini).Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'autore tratteggia l'identità del popolo brasiliano attraverso il calcio, L'arte della finta, il dribbling, quali strumenti identitari, la volontà di superare ogni ostacolo, l'estetica che si fa sostanza! Non bisogna aspettarsi un libro su Garrincha, quale non è. Tantomeno sulla storia della nazionale verdeoro. E' invece un'interessantissima visione del mondo e della storia di un popolo vista e letta attraverso una sua eccellenza.
Consiglio questo libro agli amanti del calcio e non solo. Queste poche pagine, che si leggono tutte d'un fiato, ci danno l'opportunita' di conoscere tanti aspetti del calcio brasiliano che pochi conoscono e che ci fanno apprezzare l'aspetto romantico e sociale del calcio, ultimamente legato soltanto ai risultati. E' una buona occasione per conoscere anche alcuni aspetti storici e sociali del Brasile che hanno portato questo meraviglioso paese ad interpretare il calcio per quello che e', un gioco.
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