Buongiorno compagni!

Ondjaki non delude mai. Questa volta la sua scrittura semplice e allo stesso tempo brillante e coinvolgente porta sulla scena una Angola ancora dilaniata dalla guerra civile, ma che per la prima volta comincia ad avvertire un vento di pace e cambiamento a cui noi partecipiamo da dietro gli occhi e le emozioni di un ragazzino di dodici anni che è la nostra voce narrante e dietro il quale si nasconde Ondjaki stesso. . L'abilissima penna di Ondjaki è in grado di nascondere nella vita quotidiana di Ndalu e della sua famiglia lo spettro della guerra che emerge a volte prepotente tra le righe del racconto. Lo scrittore riserva ampio spazio alla scuola, alle avventure di Ndalu e dei suoi amici di cui impariamo presto a conoscere i nomi, le loro storie e le loro caratteristiche peculiari e soprattutto al rapporto meraviglioso che si instaura tra gli alunni e i maestri cubani che insegnano loro anche l'importanza della ribellione, della rivoluzione, del coraggio di seguire le proprie idee. (Militari cubani arrivarono in Angola in sostegno dell'Mpla e la storia ripercorre gli ultimi giorni di permanenza dei cubani sul territorio angolano prima di tornare in patria) Infatti è particolarmente toccante il momento in cui Ndalu e i suoi amici salutano per l'ultima volta i maestri cubani prima della loro partenza, così come ho trovato molto commoventi le riflessioni di Ndalu sul momento in cui dovrà separarsi dai suoi amici, quando ognuno inesorabilmente prenderà la propria strada. Traspare in ogni riga un senso di malinconia che avvolge i timori di questo bambino, le sue incertezze sul futuro suo e del suo Paese e nel tratteggiare le sue emozioni, paure, sogni, Ondjaki è un maestro. Ndalu è anche un bambino curioso, curiosità che si riversa nel bellissimo rapporto con la zia Dada, la "zia del Portogallo": è a lei che il ragazzino si rivolge quando vuole scoprire come è il mondo al di fuori dell'Angola, le fa domande sulla sua vita in Portogallo, si meraviglia scoprendo che lì in quel paese lontano il Presidente non va in giro scortato dai militari, le persone non sono obbligate a bloccarsi e ad uscire dalle proprie macchine al passaggio della macchina presidenziale, che non c'è bisogno della tessera per comprare da mangiare perchè ognuno può comprare ciò che vuole, come dimostra la Zia quando, appena arrivata porta cibo e regali per tutta la famiglia. Intervallate a scene di vita quotidiana, emergono scenari più crudi, più forti, soprattutto legati a "Caixao Vazio", una terribile gang che semina panico e terrore e di cui i bambini hanno una grandissima paura. Le ultime pagine sono dedicate all'accorato e splendido discorso che il maestro Angel fa ai bambini prima di salutarli per sempre esortandoli a comprendere quanto siano importanti gli uomini, i loro ideali, le loro scelte per cambiare in meglio la storia di un Paese; al tenero ricordo del compagno Antònio, vicino di casa di Ndalu con il quale il bambino aveva instaurato un rapporto speciale e infine a quella speranza di pace che stavolta, per davvero, potrebbe cambiare finalmente il volto dell'Angola. Mi è piaciuto tantissimo questo libro, il modo in cui Ondjaki sa farci riflettere su temi forti raccontando una storia semplice, di vita quotidiana è sempre sorprendente. In poco più di 100 pagine c'è tutto. Tenerezza, paura, dolore, malinconia, amicizia, riflessione, speranza... ed è bellissimo.