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Libro molto interessante anche per i non addetti ai lavori. La bravura dell’autrice denota una grande esperienza nell’insegnamento e una profonda conoscenza delle problematiche sociali e scolastiche. La necessità di un’alleanza tra scuola e famiglia come motivo di miglioramento della società è un’idea da perseguire nell’insicurezza della società attuale, fortemente “liquida”. Tra l’altro ho avuto modo di frequentare un suo seminario sull’arte di scrivere. Ne sono rimasta affascinata perché ho potuto mettere subito in pratica i suoi insegnamenti che hanno poi determinato il successo di un mio libro
Frutto di esperienze vissute e maturate durante l’impegno professionale prima da docente e poi da dirigente scolastico, l’autrice, nel Saggio, esamina alcune particolari situazioni di disagio per le quali si rende necessario cogliere il come, dove e il perché del loro accadere. Senza avere la pretesa di essere un manuale specificatamente scientifico, i capitoli dell’Opera scorrono con linearità e chiarezza espositiva, incanalando il lettore nella riflessione e nella rivisitazione di eventuali interventi educativi da prendere in considerazione durante le tappe dello sviluppo umano dalla nascita all’adolescenza. Poiché dai bambini e dagli adolescenti tale periodo di crescita è vissuto anche e soprattutto nella scuola, ecco che il Saggio accende luci di attenzione sul mondo scolastico dove i comportamenti a rischio degli alunni sono spesso il riflesso di quella formazione/educazione acquisita primordialmente all’interno della famiglia. Con la famiglia la scuola deve far diventare prioritaria un’intesa per un patto di crescita potenziato soprattutto là dove il non superamento dell’egocentrismo, della non chiarezza e neppure del perché di certe “regole”, o altre conflittualità sociali generano disagi esistenziali. In particolare, quando le emozioni rimangono soffocate o sopite nell’interiorità dell’animo, il mestiere dell’insegnante deve saperle cogliere e portarle allo scoperto sottoponendosi a un continuo confrontarsi con esse. Nel farsene carico, il docente recupera la forza dell’educare, istruire e formare valorizzando l’approccio educativo verso l’accoglimento rispettoso delle fantasie, delle esuberanze, dei dubbi, delle paure, delle difficoltà e genialità degli alunni e soprattutto di quelli che frequentano malvolentieri le aule scolastiche. Come riferisce la scrittrice, a dirla con Howard Gardner possediamo “intelligenze multiple” e proprio per questo la sfera delle emozioni va assunta con maggior rilievo il cui valore, parente della lentezza, va curato nelle aule scolastiche. Il mestiere dell’insegnante è di certo uno dei più stimolanti visto il continuo mutare delle situazioni con le quali si è costretti a fare i conti, ma, forse, per le medesime ragioni, risulta essere decisamente stressante e non sempre riconosciuto, creando a volte situazioni generatrici di disagio psicologico o che addirittura sono create da aggressioni degli stessi studenti e/o dai loro stessi genitori.
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