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Nel 1889 diventa esecutivo il primo piano regolatore di Bologna, che deve essere attuato entro il 1929. Cosa succede in questi quaranta anni, in cui il piano perde la sua carica innovativa e diventa un’eredità sempre più ingombrante? La vicenda urbanistica è controversa e il libro la ricostruisce insieme ad altre iniziative, riguardanti per esempio l’impianto ferroviario, i servizi a rete e quelli sportivi. Gli interventi e la cultura progettuale sono presentati in stretto rapporto con i profondi mutamenti del contesto politico che vede il passaggio dall’amministrazione liberale a quella socialista, lo scoppio della guerra e l’avvento del fascismo. Ma l’urbanistica locale non sembra particolarmente scossa da questi eventi e procede nel suo lento e incerto sviluppo secondo una linea di continuità con il passato. Prevale un orientamento prudente, che associa scelte conservatrici a caute riforme; un orientamento che, pur consentendo la prosecuzione dei lavori, non è in grado di garantire una completa modernizzazione. Si definisce così una realtà urbanistica incompiuta, perché basata su slanci innovativi, che sono però limitati e frammentari.
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