Lo stile c'è e la prosa è scorrevole, ma siamo ben lontani dalla ricchezza lessicale del primo romanzo che era la cosa che mi aveva colpito di più. Rimane l'atmosfera un po' asettica e claustrofobica (suo marchio di fabbrica) che abbinata ad un argomenti lontano dalle esperienze dell'autore non mi hanno appassionato.
È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L'ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent'anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita. Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l'area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, "un recinto di sabbia esposto alle avversità", dove non c'è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. Ad attenderli laggiù, c'è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all'interno di quella precaria "bolla di sicurezza", di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti. In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle "nuove guerre". E, nel farlo, ci svela l'esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.
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Anno edizione:2013
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Ermeneuta 02 dicembre 2021Non entusiasmante
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Questo romanzo è caratterizzato da un'estrema fluidità narrativa, tanto da stimolare una lettura rapida ed incalzante. Ma il romanzo va assaporato lentamente, va compreso col cuore e con la ragione, per poter captare gli infiniti messaggi dell'autore, o almeno, poter comprendere il punto di vista sotteso al nucleo narrativo. Ne “Il corpo umano” c'è tanta voglia di scavare nel quotidiano di una società divorata da malesseri e instabilità, mossa da una ricerca famelica di affetto, protezione e realizzazione.
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Cecilia Camilli 19 maggio 2018
Interessante la storia, di certo non è un libro suola guerra ma un libro sugli uomini in guerra. Che effetto ha la guerra sui protagonisti? Sono tutti descritti con il tipico stile chiaro e moderno di Giordano, vicino ai nostri modi di pensare e quindi il lettore capisce chiaramente ciò che l'autore intende, a volte sembra di essere presenti alle scene. Mi ha fatto riflettere su quanto la guerra sia qualcosa di che altera la fisiologia dell'uomo. E per guerra non si intende solo il conflitto bellico ma anche quello interpersonale e interiore. Personaggi in conflitto che si comportano in modo meccanico, innaturale. Un bel libro, stile scorrevole, anche se non al pari con il precedente dello stesso autore.
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