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Anno edizione: 2011
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Ci si aspettava di più da un esordiente pubblicizzato e osannato come l'ultima rivelazione del secolo. Un romanzo che non convince perché frutto di fantasia dell'autore, partendo da un puro fatto di cronaca. Riscrivere un'altra storia avrebbe avuto senso. Scrivere una storia ispirandosi a una vicenda reale. Utilizzare nomi, luoghi, personaggi per dare sfogo all'immaginazione lo trovo riduttivo. Della serie: vi attiro con il titolo, pensando che sia una raccolta di documenti e una testimonianza vera, e poi vi inganno raccontando cose immaginate. Insomma no, no e poia ncora no. L'autore scrive bene, questo va riconosciuto, ma mi delude. Voglio apprezzarlo in un altro tipo di opera. Prezzo di copertina ingiustificato, troppo alto.
Elizabeth ti si attacca addosso, non ti fa dormire, continua a chiamarti nel mondo che c'è sotto. Bello, senza dubbio, e agghiacciante. La storia vera che fa da sfondo è in realtà più una metafora, per cercare di spiegare come la schiavitù possa diventare una protezione, ed è anche un buon modo, furbo, per essere pubblicato; guarda caso nello stesso periodo è uscito anche 3096 giorni, scritto dall'altra ragazza segregata per anni in una cantina: Si fa fatica a respirare, leggendolo, e non per l'aria viziata del bunker, ma per qualcos'altro che non si riesce a comprendere, e che non si spiega neppure con la follia, che è cosa diversa; in questo libro c'è lucidità e consapevolezza come non ce n'è in molti altri, c'è Giulietta che si trasforma in Lady Macbeth e la foresta che avanza fino a diventare l'unico dei mondi possibili. Vorrei rileggerlo, Sortino, ma con qualcosa che non sia già scritto e raccontato e incomprensibile e affascinante di suo.
Una ragazza viene segregata dal padre in un rifugio sotto terra per ventiquattro lunghi anni, fatti di abusi fisici e psicologici indicibili, violata come donna e come essere umano, ridotta in uno stato di cattività difficile da immaginare. L'autore mostra fin da subito le sue reali intenzioni, ossia distaccarsi da una pedissequa ricostruzione cronachistica del fatto, quanto piuttosto di riuscire a cogliere i lati oscuri e meno immediati della lugubre storia di Elisabeth, quelli che il pubblico tralascia in nome di una più bassa e morbosa curiosità per i particolari scabrosi e piccanti. Le domande che si pone Sortino e le relative risposte, si riflettono nella stesura di un romanzo di altissimo spessore, capace di scandagliare l'animo umano fin nelle pieghe più segrete, regalandoci brividi, lacrime e tenerezze, durante tutta la lettura, senza avvertire mai un calo, anzi riuscendo a far vibrare le corde più alte del cuore strada facendo. Da dove trae la forza un essere umano per poter sopravvivere ad un simile orrore ? Questo difficile interrogativo corre lungo l'intera narrazione e viene fatto oggetto di una elaborazione profonda e convincente grazie ad un poderoso lavoro di approfondimento psicologico, unitamente a riflessioni di natura filosofica. La figura di Elisabeth è di una bellezza grandiosa, colta con estremo realismo, senza banalizzarne mai gli stati d'animo, ma studiando minuziosamente quell'innata forza, che nei momenti più tragici spinge l'essere umano a lottare per la sopravvivenza. Un racconto forte e duro, capace di coinvolgere il lettore fino al punto di fargli provare, oltre ad un normale senso indignazione e disgusto,considerata la gravità dei fatti, un dolore vivo, penetrante e inconsolabile. Il punto di forza del romanzo è da cogliere nella straordinaria maturità narrativa del giovane autore: il suo è un narrare caldo e pregno di sensazioni, rivelatore di una squisita abilità nel raggiungere una profondità espressiva singolare, tanto da sfociare in momenti di pura poesia. Sortino vuole esimersi dall'esprimere qualsiasi giudizio morale, ma provare a capire i meccanismi più complessi della mente umana, trascinando con sé il pubblico attraverso questa dolorosa e accattivante analisi.
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