Le prime frasi del romanzo:
Ruby
Sparano prima alla ragazza bianca. Per il resto c'è tempo. Quaggiù non c'è bisogno di affrettarsi. Sono a diciassette miglia da un paese che ne dista novanta dalla località più vicina. Nel Convento i posti per nascondersi sono tanti, ma c'è tempo e il giorno è appena cominciato.
Sono in nove, più del doppio rispetto al numero di donne che sono costretti a mettere in fuga o ad ammazzare, e hanno con sé l'occorrente per entrambe le esigenze: una corda, una croce di foglie di palma, le manette, uno spray che rende temporaneamente ciechi, occhiali da sole e armi lucide, belle.
Non si sono mai addentrati tanto nel Convento. Qualche volta uno di loro ha parcheggiato la Chevrolet vicino alla veranda per prendere i peperoncini o è andato in cucina a farsi dare quattro litri di salsa da barbecue, ma sono pochi quelli che hanno visto i corridoi, la cappella, l'aula, le camere da letto. Adesso le vedranno tutti. E finalmente vedranno la cantina e il suo sudiciume sarà esposto alla luce del sole che tra poco farà risplendere il cielo dell'Oklahoma. Intanto sono sconcertati per gli indumenti che indossano, perché all'improvviso si sono resi conto di non essere vestiti in modo adeguato. Ma all'alba di un giorno di luglio come facevano a sapere che in quel posto avrebbe fatto così freddo? Le magliette, le camicie da lavoro e il dashiki assorbono un freddo simile alla febbre. Chi si è infilato le scarpe da lavoro è nervoso per il modo in cui i passi rimbombano sul pavimento di marmo, chi si è messo le Pro-Keds per il silenzio. Poi c'è la magnificenza del luogo. Solo i due con la cravatta sembrano intonati al posto, ma poi, uno dopo l'altro, tutti si ricordano che prima di essere un Convento questa casa era la stravagante e pittoresca dimora di un malversatore. Un edificio in cui i pavimenti di marmo color biscotto e dai toni rosati si susseguono a pavimenti in tek. Lamine lucenti di mica trattengono la luce di ieri e decorano pareti scrostate e imbiancate cinquant'anni prima. Gli ornati accessori dei bagni, che tanto avevano nauseato le monache, sono stati sostituiti da rubinetti molto semplici, ma le vasche e i lavabi sfarzosi, che non potevano essere tolti tanto a buon mercato, conservano la loro fredda aria corrotta. I tesori del malversatore che si potevano distruggere erano concentrati soprattutto nella sala da pranzo, che le monache hanno convertito in un'aula scolastica nella quale, un tempo, silenziose bambine arapaho imparavano a dimenticare.
Ora uomini armati perlustrano le stanze in cui cesti in macramè fluttuano accanto a candelabri fiamminghi; in cui Cristo e Sua madre luccicano in nicchie adorne di tralci di vite. Le Sorelle della Sacra Croce hanno scalpellato via tutte le ninfee, ma i loro sinuosi capelli di marmo strangolano ancora le foglie delle viti e ne importunano i frutti. Il freddo si fa più intenso via via che gli uomini si addentrano nella villa, con calma, guardandosi intorno, tendendo l'orecchio, all'erta per la cattiveria femminile che si cela qua dentro e per l'odore di lievito e burro dell'impasto appena fatto.
Uno di loro, il più giovane, si volta sforzandosi di vedere fino a che punto può spingersi il sogno in cui si trova. La donna a cui hanno sparato, scomodamente distesa sul marmo, muove le dita verso di lui, o così pare. Dunque nel suo sogno è tutto a posto, a parte il colore. Prima d'ora non ha mai fatto sogni con colori simili: nero imperiale adorno di una furiosa pennellata di rosso, poi un giallo denso, febbricitante. Come i vestiti di una donna che si dà con facilità. L'uomo che li guida indugia, alza la mano sinistra per arrestare il cammino delle figure dietro di lui. Si fermano, fanno un respiro profondo, sistemano con colpetti amichevoli i fucili e le pistole che impugnano. L'uomo si gira e con un gesto li separa: voi due di là in cucina, due di sopra, altri due nella cappella. Risparmia se stesso, suo fratello e quello che pensa di sognare per la cantina.
Si suddividono con garbo senza parole né fretta. Prima, quando avevano spalancato la porta del Convento, la natura di quella missione aveva dato loro alla testa. Ma il bersaglio, dopo tutto, è fatto di detriti: gente da buttar via che certe volte viene risucchiata nella stanza dopo esserne stata spazzata fuori. Così ora il veleno è sotto controllo. L'aver sparato alla prima donna (quella bianca) l'ha reso chiaro come il burro: l'olio puro dell'odio in superficie, la sua durezza ben compatta al di sotto.
Fuori la foschia arriva alla vita. Presto si farà argentea e creerà tra l'erba arcobaleni abbastanza bassi da permettere ai bambini di giocarci prima che il sole la bruci, rivelando acri di andropogone e, forse, anche le orme delle streghe.
La cucina è più grande della casa in cui i due uomini sono nati. Il soffitto con le travi è alto come quello di un fienile. Più scaffali che nel negozio di alimentari del paese. Il tavolo è lungo più di quattro metri, ed è facile dire che le donne a cui stanno dando la caccia sono state colte di sorpresa. A un capo del tavolo, accanto a una brocca piena di latte, ci sono quattro scodelle di cereali. All'altro capo una stava affettando degli ortaggi ma è stata interrotta: in una pila di scalogno simile a una manciata di coriandoli verdi sono annidati dischi di carote di un arancio brillante, e le patate, pelate e intere sono bianchissime, umide e friabili. Sulla cucina il brodo cuoce a fuoco lento. Grande come quella di un ristorante, ha otto fornelli e, su una mensola sotto la grande cappa di acciaio, sta lievitando una dozzina di filoni di pane. Per terra c'è uno sgabello rovesciato. Non ci sono finestre.
Un uomo fa un segno all'altro di aprire la dispensa mentre lui si dirige verso la porta che dà sul retro della casa. È chiusa, ma non a chiave. Sbirciando fuori vede una gallina vecchia dal gonfio e sanguinolento posteriore ben nutrito, immagina, affinché deponga veri e propri scherzi di natura: uova con doppi o tripli tuorli in gusci enormi e deformi. Dalla stia in fondo al cortile giunge un debole balbettio; i polli novelli che si muovono fiduciosi e a passi felpati nella foschia del cortile spariscono, ricompaiono e spariscono di nuovo, ciascun occhio piatto indifferente a tutto tranne che alla colazione. Non un'orma scalfisce il fango intorno agli scalini di pietra.