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Parole senza musica. La mia vita - Philip Glass - copertina
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Parole senza musica. La mia vita - Philip Glass - copertina
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Descrizione



Incanta, l'autobiografia (una delle più belle del 2015), del musicista di Baltimora. Dai suoi inizi, quando la musica ancora non era la sua vita, ai primi ascolti (Monk e Powell), i libri amati (Bellow, Algren, Conrad) e poi Chicago, dove convince la madre a farlo studiare, e New York, dove diventa quello che è ora. - Vanity Fair

La vita, l'opera e le iniziazioni progressive di un genio nelle sue stesse parole, "senza musica" soltanto per discrezione e pudore, poiché l'autobiografia di Philip Glass è in realtà un assolo che percorre una sinfonia di mondi, volti, nomi, storie. Dall'infanzia nella Baltimora del dopoguerra agli anni dell'università a Chicago, dagli esperimenti alla Juilliard al primo viaggio a Parigi per studiare con Nadia Boulanger sugli spartiti dei grandi classici, fino al leggendario viaggio in India e all'elaborazione del minimalismo, di cui diviene il capofila insieme a Steve Reich, trionfando con la strepitosa prima di "Einstein on the Beach" nel 1976: questo memoriale, condotto con la sicurezza stilistica di uno scrittore affermato, racconta la trasformazione di un talento musicale in erba in compositore di fama mondiale. Glass rievoca i suoi maestri, l'eterogeneità di una formazione a tutto tondo e gli apprendistati in un'epoca ricca di contrasti e di improvvise impennate estetiche, ricostruendo i luoghi che contribuirono a formare la sua coscienza artistica: la formazione tra Pop Art e Beat Generation, lo yoga e l'incontro con la figura straordinaria del mahatma Gandhi; i matrimoni, le separazioni, i lutti, resi con una grazia che emoziona e commuove; la dura esperienza sulle strade newyorkesi negli anni settanta, quando il compositore lavora senza posa come traslocatore, tassista e idraulico di giorno.
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Dettagli

2015
3 settembre 2015
401 p., ill. , Brossura
Words without music
9788842820963

Conosci l'autore

Philip Glass

1937, Chicago

Compositore statunitense. Dopo gli studi di violino, pianoforte, flauto e composizione a Baltimora e a New York, si perfezionò a Parigi con N. Boulanger. Accanto alla preparazione accademica, trasse vere e proprie illuminazioni da Ravi Shankar, dal quale apprese una diversa nozione del ritmo basata sulla successione di piccole unità, analoga a quella concezione «additiva» che in quegli anni altri compositori americani come T. Riley e S. Reich stavano mettendo a fuoco. Tornato negli usa, fondò un ensemble che avrebbe conquistato in breve notorietà internazionale. Dopo lavori ancora timidi come Two Pages per pianoforte e Music in Fifths per due pianoforti (1969), si addentrò col massimo impegno nell'orizzonte della musica ripetitiva; Music With Changing Parts (1970), Music in Twelve Parts (1974)...

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