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Sebbene abbia mosso dure critiche all’estetica empirica, psicologica e fisiologica del Settecento (in particolare a Edmund Burke) accusandola di non essere vera filosofia e di non sapere giustificare il valore del bello, del sublime e del genio, Kant ha dedicato notevole attenzione anche a temi di carattere empirico. Non solo le Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, ma anche alcuni passi della Critica della ragion pura e della Fondazione della metafisica dei costumi e, infine, ampie digressioni della Critica del Giudizio (senza dimenticare il materiale manoscritto pubblicato postumo) rientrano in un orizzonte psicologico e “fisiologico”. Kant è ‘fisiologo’ del bello e del sublime quando descrive il piacere corporeo per il bello come ‘attrattiva’ e il piacere corporeo per il sublime come ‘emozione’, quando indaga la genesi psicologica del concetto di ‘idea normale’ del bello, quando afferma il valore del sentimento vitale come sentimento corporeo, quando esamina l’interesse empirico per il bello fondato sulla tendenza alla socialità. Questa attenzione all’empirico rivela la profonda conoscenza di molteplici teorie settecentesche, ma anche antiche (si pensi alla concezione del piacere di Aristippo e di Epicuro). I temi ‘fisiologici’ non sono osservazioni singole cui si possa attribuire il significato di mere curiosità, ma una presenza che attraversa l’intera Critica del Giudizio estetico. Di esse Kant si avvale, in questo scritto, per dare risalto per contrasto alla propria ‘estetica trascendentale del Giudizio’.
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