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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Oggi vorrei parlarvi di questo libro uscito nel 1954 di boello narce Jacques, "I diabolici", ripubblicato da Adelphi nel 2014. È un'opera dal taglio cinematografico, non a caso è stato scritto a quattro mani dagli sceneggiatori del famosissimo film di Hitchcock "Vertigo. La donna che visse due volte". Sembra di entrare in un vero e proprio film in bianco e nero mentre seguiamo i protagonisti per i tortuosi vicoli e sobborghi di Parigi, in una fitta nebbia ingannatrice. È una discesa negli inferi in cui vittima e carnefice non sono più ruoli fissi e la maestria dei due scrittori sta sia nel mantenere sempre alto il livello di profonda inquietudine nel lettore che nel gioco teso e crudele che intesse con i protagonisti. Lo consiglio a tutti gli amanti della letteratura.
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Un libro che non dimostra gli anni che ha, scritto nel 1952. E' un classico noir/psicologico alla francese, con relativo tringolo: lui, lei e l'altra. Un uomo stanco della sua vita di venditore, decide di trovare una scorciatoia per vivere meglio e più agiatamente. Con la complicità dell'amante pianificano di far fuori la moglie. L'uomo è un codardo, psicologicamente instabile, completamente in balia dell'amante. Il finale potrebbe essere a sorpresa, ma è, a mio parere piuttosto banale. Ricordiamoci che è stato scritto più di 70 anni fa, all'epoca, sicuramente una novità.
I diabolici del duo noir Boileau / Narcejac lascia un'impronta indelebile nella mente del lettore. Trama veloce ma allo stesso tempo lenta che permette di assaporarne ogni grigiore, ogni dolore, ogni pena... intreccio ben studiato in cui si affacciano personaggi imperturbabili che, a loro modo, giocano un ruolo fondamentale. Analisi dell'aspetto psicologico superba in cui è evidente il crollo smanioso del protagonista che a pochi minuti dal finale dell'opera ci regala un climax emotivo degno di nota.
“I diabolici” di Boileau e Narcejac è stato definito “una sorta di interminabile attacco di cuore”, attacco di cuore che, però, no ha colpito me. Certo il colpo di scena non manca, ma, a mio avviso, banalmente prevedibile. Ha l’aria di uno di quei vecchi film in bianco e nero, dove una nebbia perenne si posa su ogni cosa, celando la verità, attutendo suoni e luci, alterando le percezioni. Degno di nota, invece, è il personaggio attorno cui ruota l’intera vicenda e si dipana la trama, Fernand Ravinel, un piccoloborghese pusillanime, che si lascia vivere, che preferisce l’essere passivi all’azione, all’affrontare la vita. Fernand si trincera in un mondo di auto-difesa e auto-giustificazione, per sollevarsi dal peso della colpa, diventando paranoico ai massi livelli, cadendo vittima di un piano ben congegnato. Un noir a tutti gli effetti, per la trama e per l’atmosfera, che non ha sottratto alcun battito al mio cuore
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