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Nationality Letteratura: Germania
Tre camerati
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Tre camerati - Erich Maria Remarque - copertina
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Tre camerati

Descrizione


Nel 1923 Robert Lohkamp guadagnava duecento miliardi di marchi al mese. Faceva l'addetto alla pubblicità di una fabbrica tedesca di articoli di gomma. Veniva pagato due volte al giorno e si precipitava continuamente nei negozi a comperare qualcosa prima che il marco valesse la metà. La vita movimentata al tempo della grande inflazione. Dopo un impiego alle ferrovie in Turingia e un lavoretto come pianista al Café International, alla fine degli anni Venti Robert Lohkamp non può, tuttavia, dire di passarsela male. Lavora alla "Koster & Co.", l'officina meccanica aperta in una vecchia baracca da Otto Koster e Gottfried Lenz, i commilitoni con cui ha condiviso gli orrori della Grande Guerra. Koster, il comandante della compagnia, ha fatto il pilota d'aviazione, si è dato alle gare automobilistiche, ha frequentato qualche corso all'università prima di votarsi a quello cui è da sempre destinato: riparare automobili. Lenz invece ha girovagato qualche annetto per l'America del Sud, poi è tornato all'ovile o, meglio, alla turbolenta vita tedesca della fine degli anni Venti. Il lavoro all'officina è duro ma Lohkamp, Koster e Lenz sono ancora giovani, sani e forti. Certo di sera riaffiorano le immagini del passato coi loro occhi di morte, ma a quello come antidoto c'è l'acquavite. O, come accade da un po' di tempo a questa parte per Robert Lohkamp, c'è Patrice Hollmann. È apparsa un giorno al seguito di un eccentrico industriale, il proprietario di una fabbrica di cappotti.
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Dettagli

2013
26 settembre 2013
476 p., Brossura
Drei Kameraden
9788854507050

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

Ultimo romanzo della trilogia dedicata alla prima guerra mondiale (il primo, Niente di nuovo sul fronte occidentale, è un capolavoro assoluto e si svolge al fronte, il secondo, La via del ritorno, è una grande opera che parla del ritorno a casa dei reduci e del loro difficile reinserimento), Tre camerati si svolge in un’epoca già lontana dagli anni del conflitto, all’incirca alla fine degli anni ‘20, un periodo turbolento e di grande crisi per la Germania, in cui cominciano a prendere sempre più piede i nazisti. L’inflazione è spaventosa, la disoccupazione cresce quasi in modo esponenziale, e poi ci sono i disordini quotidiani, alimentati soprattutto dai seguaci di un ometto dall’apparenza insignificante, un reduce pure lui, pittore fallito, che di nome fa Adolf Hitler. In questo contesto tre amici, scampati alla guerra sul fronte occidentale, riescono a campare con la gestione di un’autofficina; a prima vista sembra un trio felice, di compagni bevitori e pronti agli scherzi, ma sotto sotto si scopre che indossano una maschera di cinismo, per cercare di nascondere, nell’impossibilità di cancellarli, i segni lasciati dalla terribile esperienza in guerra. Si chiamano Otto, Goffredo e Roberto, Roby per gli amici, e quest’ultimo finisce con il diventare il protagonista principale. Solo, senza un’idea del futuro, conosce casualmente una ragazza e il suo mondo di grigiore e di cinismo si rischiara di una nuova luce. Quell’amore ricambiato infonde in Roby fiducia nella vita, gli prospetta quel futuro che nemmeno si sarebbe sognato, ma se l’amore è qualcosa per cui si può vivere, tanto più lancinante è perdere la persona amata. E’ forse dei tre il romanzo più disperato, perché non c’è di peggio che trovare un’ancora di salvezza, uno sbocco concreto alla propria esistenza, e poi vedere sfumare tutto. Per quanto bello, lo strazio che percorre non poche pagine dell’opera finisce con il provocare l’accostamento con i giorni di trincea di Niente di nuovo sul fronte occidentale, con l’anormalità di tante morti di giovani che ancora non si erano affacciati alla vita, e la normalità invece di un decesso per cause naturali. Non dico che Remarque abbia pigiato sull’acceleratore per portare a una forte commozione, ma senz’altro la sua partecipazione al romanzo mi pare qui assai più presente che in altri casi. Bello è bello, non ci piove, ma, sempre secondo me, non raggiunge l’elevata valutazione dei primi due della trilogia. Forse i tempi diversi, l’omologazione ormai definitiva dell’orrore del grande conflitto hanno inciso sulla creatività dell’autore, del resto ormai proteso a rappresentate, in un secondo ciclo di opere, l’immane tragedia del periodo nazista, con la nuova guerra mondiale e le atrocità dell’olocausto.

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Recensioni: 5/5

1) “Tre camerati” è il primo vero romanzo d’amore dell’autore tedesco che finora si era solo dedicato alla guerra, nonché continuo ideale della trilogia che vede “Niente di nuovo sul fronte occidentale” come primo libro. È la straziante storia d’amore tra Robby e Pat che è dannata prima ancora di nascere, anche se apparentemente la guerra non ha avuto colpe. Sullo sfondo si riesce già a percepire il clima di odio e razzismo che sarebbe diventato normalità dopo l’ascesa di Hitler. L’autore ci mostra come sentimenti come l’amore e la dolcezza sono duri a morire, nonostante la vita in trincea abbia annientato molti corpi e molte anime, nonostante ci avesse già precedentemente mostrato come fosse difficile riprendere la redini della propria esistenza e trovare qualcosa a cui aggrapparsi per resistere; alla durezza e le difficoltà dei primi due romanzi Remarque contrappone un amore che scalda il lettore e lo commuove. Come in altri romanzi dell’autore tedesco, ciò che distingue lo stile in cui è scritto “Tre camerati” è il forte carattere nostalgico e malinconico, venato in punti strategici di cinismo.

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Emanuela Alterio
Recensioni: 5/5

1) A differenza dei precedenti romanzi dell’autore tedesco, “Tre camerati” non ci parla direttamente di guerra, ma piuttosto narra per la prima volta una storia d’amore, quella tra Robby e Patrice Hollman, giovane ragazza appartenente alla vecchia alta borghesia; l’incontro con Pat cambierà l’esistenza dei tre amici e della stessa, andando ad annullare la solitudine che cercavano di ignorare con corse sfrenate e sbronze folli. Robby, Otto e Goffried prendono per la prima volta coscienza di cosa sia l’altruismo, il dover aiutare una persona oltre ciò che il proprio ego richiede e necessita. Un sentimento così puro, semplice e pure così difficile da trovare viene contrapposto da Remarque, in questo romanzo, all’ideologia nazista che stava dilagando in quegli anni già estremamente difficili e contro la quale i protagonisti subiranno perdite da non sottovalutare.

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Erich Maria Remarque

1898, Osnabrück

Erich Maria Remarque è stato uno scrittore tedesco. Considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento, raccontò la guerra regalandoci pagine terribili e per questo fondamentali per capire il dramma del conflitto.«Siamo adatti per la pace? Siamo, in genere, adatti a qualcos’altro che non sia la vita del soldato?»Combattente nella prima guerra mondiale, fu più volte ferito. Giornalista a Berlino, lasciò la Germania all’avvento del nazismo e nel 1939 si stabilì a New York, dove prese la cittadinanza americana. Raggiunse un vasto successo con il romanzo Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues, 1929), radicale condanna della guerra e amara analisi delle sue spaventose distruzioni materiali e spirituali....

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