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"Il giardino dei versi", come suggerito dal nome, è una raccolta di versi stevensoniani, scritti tra il 1881 e il 1883. Il volume è rivolto principalmente ai lettori più giovani ed è impreziosito dalle illustrazioni di Charles Robinson; questa bella edizione italiana contiene sia le traduzioni di Montanari che i testi originali inglesi. Le poesie contenute ne "Il giardino dei versi" vennero scritte un po' per caso; si potrebbero definire un esperimento letterario, in quanto Stevenson, al tempo, era alle prese con altri lavori più importanti (tra cui uno dei suoi capolavori, "L'isola del tesoro", edito per l'appunto nel 1883), ma, durante una rilassante estate scozzese, Stevenson si ritrovò a sfogliare un volume illustrato di Kate Greenaway e Sale Barker, "Birthday Book for Children", e, da lì, nacque in lui il desiderio di cimentarsi nella scrittura di poesie per l'infanzia. Solo durante quella stessa estate scrisse le prime 17 poesie, anche se il progetto venne in seguito momentaneamente sospeso, proprio a causa dei sopracitati lavori di maggior spessore. Il libro è dedicato a Cummy, la bambinaia che si prese cura dello Stevenson-bambino e che fu per lui una seconda madre (data la perenne salute cagionevole di quella biologica); Stevenson stesso - in una lettera a lei indirizzata - la definirà "la sola persona che [il libro] lo comprenderà veramente", aggiungendo: "non poteva andare a nessun'altra che a te, che hai fatto così tanto per rendere la mia infanzia felice". Una primissima edizione del libro venne pubblicata nel 1883 con il titolo "Penny Whistles": ritenuta una rarità bibliografica, essa constava di appena 22 pagine per 48 componimenti. Stevenson riprese a lavorare sul volume nel 1884, durante uno sconfortante periodo in cui la sua nemica malattia aveva preso il sopravvento senza dargli mai tregua. Nel 1885 venne pubblicata la versione estesa della raccolta, con un secondo titolo che, ancora, non lo persuadeva del tutto e con la convinzione di non aver fatto un buon lavoro, ritenendosi un po' incapace nella scrittura in versi. Pur non amando l'etichetta di «scrittore per ragazzi» - motivo per cui inizialmente ricorse anche a uno pseudonimo -, a Stevenson tuttavia non dispiaceva essere conosciuto anche come scrittore per l'infanzia, in quanto l'Uomo aveva conservato negli anni il suo spirito fanciullo che gli permetteva di guardare all'infanzia come a un'isola felice, un'area protetta ricca di sogni, invenzioni e giochi (nonostante il male ai polmoni di cui era affetto fosse stato una presenza costante già allora). Anche nel versante poetico si ritrova in Stevenson l'amore per il mare e le navi, elementi che ricorrono più volte all'interno dei componimenti. Uno dei maggiori protagonisti, però, è... il letto. Il letto del bambino è un oggetto che, con l'ingegno, può assumere ogni volta un ruolo differente: spostando i giocattoli sul letto, esso può trasformarsi in un campo di battaglia su cui vari soldatini combatteranno senza regole fisse, o, ancora, essere un vascello, o un castigo o, al contrario, un rifugio, soprattutto se il bambino porta con sé i suoi amati libri illustrati con cui evadere dalla realtà. I versi sono insieme teneri, malinconici, entusiasti, giocosi, un filo irrazionali, delicati e privi di sovrastrutture, pregni di sentimento e spontaneità; sono belli non perché dietro vi sia chissà quale tipo di tecnicismo, ma per la capacità dell'incantevole scrittura stevensoniana di creare immagini mentali che fungono da veri e propri portali per il passato, penetrando direttamente nel cuore del lettore. Personalmente, a me questa raccolta è davvero piaciuta e devo dire che le illustrazioni di Robinson arricchiscono molto il volume. Le atmosfere sono molto infantili, questo è ovvio, ma il lettore navigato di Stevenson ritroverà con facilità la splendida inventiva immaginifica di quello scrittore che tanto ha imparato ad amare. Pur essendo molto di parte (perché io amo profondamente 'Luly' Stevenson), non mi sentirei di consigliare quest'opera a chi, di Robert Louis, ancora non ha letto niente o comunque molto poco, poiché trovo che tanto la parte poetica quanto quella dei "diari" si apprezzino maggiormente quando Stevenson è già diventato un caro Amico del lettore. Al contrario, invece, sicuramente la consiglierei ai più piccoli, poiché le poesie sono scritte utilizzando come filtro gli occhi del bambino e, nonostante i tempi siano cambiati e non tutti si ritroveranno nei giochi di un bambino di quell'epoca, Stevenson comunque tratta temi intramontabili che colpiranno sicuramente le persone più innocenti (e quelli che, la propria innocenza, l'hanno conservata gelosamente).
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